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venerdì 24 febbraio 2012

MILAN-JUVE: L' ANALISI DELLA SFIDA SCUDETTO

 Era dall' 8 maggio 2005, data dello scontro al vertice giocato a San Siro e vinto dalla Juve per 1 a 0 con rete di David Trezeguet su assist in rovesciata di capitan Del Piero, che il "derby" tra le due squadre più blasonate d' Italia non era così sentito. La fiera rivalità tra le due compagini si era affievolita un po' negli ultimi anni, la Juve post calciopoli infatti non riusciva a riemergere dal fango gettatogli addosso dopo la precoce sentenza mentre anche il Milan, colpito in parte dal processo, faticava a contrastare lo strapotere dell' Inter, l' unica società emersa candida e pulita dallo scandalo intercettazioni.
L' anno scorso il Milan, ringalluzzito dallo straordinario apporto di Zlatan Ibrahimovic, ha sovvertito i pronostici conquistando agevolmente il suo diciottesimo scudetto e candidandosi automaticamente come la favorita per il titolo di quest'anno, la Juve invece, rivitalizzata dalla cura Conte, sta dimostrandosi squadra tosta e fin'ora l' unica formazione in grado di scalzare i rossoneri dal trono.
Se guardiamo i due precedenti stagionali (2 a 0 in campionato e 2 a 1 in Coppa Italia) i bianconeri parrebbero leggermente favoriti ma le ultime prestazioni dell' undici di Allegri (vittorie contro Udinese e Cesena a cui si aggiunge la straordinaria partita di Champions League contro l' Arsenal) non possono far dormire sereno un mister preparato e meticoloso come Antonio Conte.

Le indiscrezioni dell' ultim'ora, compresa quella che ha confermato definitivamente la squalifica di Ibra, vedrebbero i milanesi scendere in campo con un 4-3-1-2 con il rientro di Nesta al centro della difesa, la conferma di Muntari a centrocampo (subito in gol in debutto) e il rientro dal primo minuto di Alexandre Pato al fianco di un galvanizzato Robinho. Nei bianconeri invece non tutti i dubbi sono sciolti, certo il trio difensivo Barzagli-Bonucci-Chiellini e quello di centrocampo Pirlo-Vidal-Marchisio, sono infatti in ballottaggio quattro giocatori per due maglie. Sulla sinistra la sfida è tra il rientrante Pepe (elemento fondamentale per il gioco bianconero ma un po' a corto di ossigeno) e il paraguagio Estigaribbia mentre in avanti uno tra lo sgugnizzo Fabio Quagliarella (in ottima forma dopo il tremendo infortunio della stagione passata) e l' ex cantera rossonera Alessandro Matri (ultimamente un po' appannato ma pur sempre il capocannoniere della squadra) giocherà al fianco del fantasioso ma poco prolifico Mirko Vucinic.
Proviamo a giocare anche un po' con i numeri cercando di racchiudere sinteticamente il valore di questa sfida: 201 volte è il numero delle sfide disputate dalle due compagni, 61 le vittorie rossonere, 70 quelle juventine così come i pareggi. A San Siro leggere predominio dei padroni di casa: in 76 incontri 26 vittorie contro le 18 bianconere e 32 pareggi. Negli ultimi 10 scontri diretti (disputati sia a Milano che a Torino) il risultato pende invece a favore degli uomini di Conte (4 vittorie a 3).
Per quanto riguarda il 2011-12 invece il bilancio è questo: 50 sono i punti in classifica di Nesta e compagni frutto di 15 vittorie, 5 pareggi e 4 sconfitte, 48 le reti fatte e 21 quelle subite. In casa il Milan ha vinto 7 volte pareggiato in 3 occasioni mentre solo nel derby con l' Inter è stata sconfitta. La Juventus invece è seconda (virtualmente potrebbe essere in testa visto che ha una partita da recuperare) con 49 punti ed è l' unica squadra dei principali campionati europei ad essere imbattuta (13 vittorie e 10 pareggi). 36 le reti fatte (5 dai difensori, 17 dai centrocampisti e solo 14 dalle punte) e 14 quelle subite ed ha un bilancio esterno di 5 vittorie e 6 pareggi.
Questa sfilza di numeri è la dimostrazione che l' incontro sarà sicuramente equilibrato, un match in cui vincerà chi saprà mettere in pratica al meglio la famosa legge delle 3 C: cuore, coraggio y cojones e quel pizzico di fortuna che in certi casi non guasta mai... 



giovedì 23 febbraio 2012

VIAREGGIO CUP: L’ ENNESIMO TRIONFO DELLA JUVENTUS


Ernesto Castano, Franco Carrara, Alessandro Del Piero, Corrado Grabbi, Ruben Olivera, Raffaele Palladino, Simone Bentivoglio, Paolo De Ceglie, Claudio Marchisio, Sebastian Giovinco, Luca Marrone, Albin Ekdal e Ciro Immobile…Chi sono?Sono solo alcuni dei protagonisti principali delle vittorie della Juventus Primavera al Torneo di Viareggio, la manifestazione giovanile più conosciuta al Mondo.
Nato nel 1949 la Viareggio Cup Word Football Tournament Coppa Carnevale è da considerarsi a tutti gli effetti un campionato del mondo per club riservato alle formazioni primavera dei principali club mondiali, qui, da più di sessant’anni, sono nati giocatori che hanno fatto la storia di questo sport: da Mazzola a Pazzini passando per Scirea, Causio, Totti, Zambrotta, Amauri e Schweinsteiger i principali interpreti “all time” del soccer hanno deliziato il pubblico dello Stadio “dei Pini” di Viareggio.
La Juventus ha preso parte a quarantaquattro edizioni del torneo raggiungendo la finale in ben 13 occasioni e cogliendo il successo per otto volte (record della manifestazione insieme a Fiorentina e Milan). La prima finale, coincisa anche con la prima partecipazione assoluta della squadra piemontese, è nel 1953 (sconfitti dal Milan per 2 a 0), per il primo trionfo bisogna aspettare ancora qualche anno (nel frattempo nel 1954 i bianconeri furono nuovamente sconfitti in finale ma questa volta dal Vicenza) e precisamente nel 1961 quando Ernesto Castano e compagni riuscirono nell’ impresa di vendicare l’ amara sconfitta subita sette anni prima battendo per 2 a 0 la Lanerossi Vicenza. Da lì in avanti solo cocenti delusioni e per vedere la Juventus sul gradino più alto del podio bisogna aspettare ben 33 anni ed andare all’ edizione numero 46 quando la squadra, allenata dall’ ex bandiera Antonello Cuccureddu,e  guidata in campo dal tridente formato da Del Piero, Rocchi e Grabbi   riesce a battere per 3 a 2 in finale la Fiorentina.
i due prodotti del vivaio: Marchisio e Giovinco
Poi quasi due lustri di buio totale fino ad arrivare al 2003. Da lì in avanti la Vecchia Signora batterà ogni record: 7 finali in 10 anni (l’ unica sconfitta nel 2006 contro i semi sconosciuti uruguaiani del Juventud), 6 vittorie di cui 3 consecutive, 16 gol fatti e 4 subiti negli atti finali della manifestazione e una quantità impressionante di giovani fenomeni usciti dalla cantera di Corso Galileo Ferraris.
Nel 2003, sotto la guida illuminante di Gianpiero Gasperini, a mettersi in mostra sono David Chiumento, considerato dai più come il nuovo Del Piero ma poi persosi in una goccia d’ acqua, Ruben Olivera (ora alla Fiorentina), il laziale Konko, il terzino della Nazionale italiana Mattia Cassani e il difensore centrale della Sampdoria Daniele Gastaldello.
Nel 2004, nonostante l’ addio di Gasperini trasferitosi al Crotone, inizia una dei quinquenni più felici della storia giovanile juventina. L’ arrivo in panchina di Vincenzo Chiarenza porta una ventata di entusiasmo e con l’ allenatore di Termini Imerese la primavera conquista uno scudetto, due coppe italia, due supercoppe e due tornei di Viareggio consecutivi. Nel primo trionfo (3 a 0 secco all’ Empoli nella finalissima) si mettono in luce Raffaele Palladino (ora al Parma), il centrocampista Simone Bentivoglio e il velocissimo nigeriano Benjamin Onwuachi (ora milita nella formazione cipriota del Limassol).
Nel secondo trionfo, sotto la gestione Chiarenza, nella città che diede i natali a Giacomo Puccini e all’ ex ct della nazionale Marcello Lippi (Viareggio NDR) a farsi onore sono stati: Andrea Luci (nominato miglior giocatore del torneo), Andrea Masiello (balzato ultimamente agli onori delle cronache per il calcio scommesse) e due giocatori, come Paolo De Ceglie e Claudio Marchisio, che stanno rendendo grande la Juventus attuale.
Nella quarta, e sfortunata, finale consecutiva, sconfitta per 1 a 0 contro la Juventud dell’ ex trainer del Venezia Ribas, riescono tuttavia a brillare la formica atomica Sebastian Giovinco e il difensore della nazionale e dello Zenit San Pietroburgo Mimmo Criscito.
Nonostante l’ addio di Vincenzo Chiarenza, attualmente sulla panchina del Como in Lega Pro, il settore giovanile bianconero, grazie anche ad investimenti mirati ed un ingente esborso economico, rimane sempre ai vertici e prima Massimiliano Maddaloni e poi Luciano Bruni vincono altri due Coppe Carnevale consecutive. Nel 2009 è la Sampdoria di Fulvio Pea a dover soccombere (4 a 1) ai vari Marrone, Ariaudo e Immobile, nel 2010 invece è l’ Empoli ad arrendersi (4 a 2) allo strapotere di Immobile (tre gol per lui in finale) e di Filippo Boniperti (proprio il nipote del grande Giampiero).
l' esultanza dopo la finale vittoriosa contro la Roma
Con il trionfo numero otto ai danni della Roma di Alberto De Rossi (il papà di Daniele) torniamo alla cronaca dei giorni nostri. La guida tecnica è cambiata ancora, adesso sulla panchina troviamo Marco Baroni, ex Siena e Cremonese, e in campo i nuovi fenomeni sono i vari Spinazzola, Appelt Pires e Boudy l’ unico risultato che non cambia è quello del campo: l’ attuale supremazia bianconera è palese e chissà se fra qualche anno qualcuno dei giovani protagonisti del febbraio versiliese potrà ripercorrere la strada dei suoi predecessori con la maglia a strisce bianche e nere…chi vivrà vedrà….. 


domenica 19 febbraio 2012

TORNA IL GRANDE VOLLEY A MONTICHIARI: LA FESTA E' TUTTA PER LA FOPPAPEDRETTI

 Erano più di 1000 giorni (esattamente dall' 11 aprile 2009) che gli appassionati di volley bresciano non potevano assistere ad un incontro di pallavolo valido per la serie A1. L' ultima volta la gloriosa, ma ahimè scomparsa,Gabeca Montichiari aveva affrontato nei play off della massima serie maschile la Bre Banca Lanutti Cuneo, questa volta, purtroppo si tratta di un occasione particolare e unica, è toccato alla Norda Foppapedretti Bergamo (che aveva il palazzetto occupato da un torneo internazionale di tennis) riportare il grande volley in una piazza calda e vogliosa di sport come Montichiari. Le ragazze di Davide Mazzanti, fresche vincitrici della Supercoppa Italiana, hanno reso onore al calorossimo pubblico, oltre 2200 spettatori sugli spalti, vincendo dopo una maratona di oltre due ore l' incontro valido per la regual season di A1 femminile contro un agguerritissima Cariparma. Il sestetto orobico, senza pedine fondamentali come Arrighetti (in tribuna) e Piccinini (a riposo e in campo solo per due minuti nel quinto set) e con le due centrali Nucu e Ruseva a mezzo servizio è stato sospinto dall' opposto pugliese Annamaria Quaranta (24 palloni messi a terra per l' ex Despar Perugia), dalle due schiacciatrici Di Iulio e Vasileva (20 punti a testa) e dalle prodezze in ricezione del piccolo-grande libero Enrica Merlo. Dall' altra parte della rete le parmensi, da segnalare le ottime prestazioni dell' argentina Conte e dell' olandese Grothues, hanno combattuto con il coltello tra i denti portando in Emilia un punticino fondamentale in chiave play-off ma non riuscendo nella zampata finale contro una formazione più esperta e abituata a gestire finali al cardiopalma.
 
NORDA FOPPAPEDRETTI BERGAMO - CARIPARMA SIGRADE PARMA 3-2 (25-22, 21-25, 23-25, 25-23, 15-11)
NORDA FOPPAPEDRETTI BERGAMO: Nucu 11, Signorile, Melandri 11, Quaranta 24, Diouf 1, Merlo (L), Di Iulio 20, Ruseva 1, Piccinini, Vasileva 20, Serena 5. Non entrate Gabbiadini. All. Mazzanti.
CARIPARMA SIGRADE PARMA: Bacchi 12, Kovalenko 1, Dalia 1, Grothues 20, Conti 23, Gibertini (L), Campanari 12, Roani, Poma (L), Brusegan 5. Non entrate Maricic, Galeotti. All. Radogna.
ARBITRI: Genna, Prandi. NOTE - Spettatori 2200, durata set: 27', 26', 28', 30', 15'; tot: 126'.

martedì 7 febbraio 2012

CASO CONTADOR: L’ ENNESIMA CADUTA DEL CICLISMO


Coppi e Bartali si passano la borraccia
C’era una volta, e ormai parliamo di tanto tempo fa, dove il ciclismo era uno sport pulito, una sana e massacrante corsa contro se stessi in cui bisognava superare costantemente i propri limiti per riuscire a completare una corsa, ore e ore su biciclette obsolete (rispetto a quelle moderne uscite dalle gallerie del vento) su strade nella maggior parte dei casi sterrate in cui le forature la facevano da padrone (in quel caso erano gli stessi ciclisti a dover cambiare la ruota visto che le camere d’ aria le portavano in spalla a mo’ di cinturone). Erano i tempi di Learco Guerra, detto la “Locomotiva Umana”, di Alfredo Binda (per ben 5 volte vincitore del Giro), di Ottavio Bottecchia (due tour vinti per il friulano) e di Eberado Pavesi, diventato famoso per un libro di Gianni Brera a lui ispirato. C’ erano stati anche all’ epoca casi sporadici di doping e di morte legata all’ assunzione di farmaci (il primo decesso di un ciclista per abuso di sostante illecite è datato 1886 con il gallese Arthur Linton) ma fino al 1967, l’ anno della morte in diretta al Tour de France dell’ inglese Simpson sul Mont Ventoux, questo fenomeno non era ancora associato in pianta stabile al fenomeno due ruote.
Pensare che due campioni come Fausto Coppi e Gino Bartali che portarono, con il loro splendido dualismo, il ciclismo a livelli forse mai raggiunti potessero essere dopati è come sputare su due icone, due figure che risplendono ancora oggi nel firmamento del ciclismo. Purtroppo invece oggi le vittorie di questo o di quell’ atleta sono sempre viste sotto un'altra luce: ma avrà vinto perché è veramente il più forte oppure è dopato? Dal 1998 in poi, anno del grande scandalo Festina, è emerso che il doping nel ciclismo non era un episodio singolo ma una regola dell’ intero carrozzone. Il primo ad esserne colpito è stato il Tour mentre anche l’ anno successivo, con l’ intervento dei Nas a Madonna di Campiglio e l’ esclusione dalla corsa del leader maximo Marco Pantani (che non si è mai ripreso da questa onta fino a morire in una squallida camera d’ albergo per un overdose di cocaina), il Giro è stato scosso da questo bieco fenomeno.
Da li in poi i controlli sono diventati sempre più frequenti e quasi l’ intera carovana prima o poi ci è cascata. Non solamente gregari che magari si dopavano per cercare, almeno una volta, di arrivare ad una tanto agognata vittoria di tappa ma tutti i più grandi campioni del XXI secolo sono stati coinvolti più o meno direttamente. Lance Armstrong, che verrà ricordato ai posteri come uno dei più vincenti ciclisti di tutti i tempi, sette volte vincitore della Grande Boucle è stato più volte accusato, apertamente e non, di aver assunto Epo per alterare le sue prestazioni. Il 2006 è invece l’ anno della famigerata Operacion Puerto, nella quale vennero arrestati il dottor Eufemiano Fuentes e il direttore della Liberty-Seguros Manolo Saiz, i due ideatori di questa organizzazione illecita che si dedicava alla gestione delle emotrasfusioni e alla vendita di altre sostanze dopanti. In questa scandalo vennero coinvolti, oltre a numerose squadre, anche atleti di primo piano come l’ italiano Ivan Basso (poi squalificato per due anni dopo aver ammesso di ricorrere a queste pratiche), il connazionale Michele Scarponi (esautorato dalle corse per 18 mesi), il kaiser Jan Ullrich (già trovato positivo una prima volta nel 2002), lo scalatore colombiano Santiago Botero e tanti altri professionisti. Tra gli altri big finiti nelle morse dell’ antidoping troviamo i maggiori protagonisti delle corse a tappe degli ultimi anni: Danilo Di Luca, il “killer di Spoltore”, vincitore del Giro 2007 è stato pizzicato per ben tre volte (una nel 2007, una nel 2008 e l’ ultima nel 2010); Alejandro Valverde, corridore spagnolo vincitore di una Vuelta e di due argenti mondiali, è stato sospeso dal Tas per due anni; Emanuele Sella, minuto scalatore diventato famoso con le sue vittorie al Giro del 2008, è stato fermato per lo stesso periodo di tempo dopo essere risultato positivo alla CERA (l’ Epo di nuova generazione) ma il caso più emblematico è quello dell’ ex enfant prodige del ciclismo italiano: Riccardo Riccò.
Riccaro Riccò esulta dopo una vittoria
Il ciclista emiliano, e anche la sua compagna, è un abituè delle pratiche illecite. Già nel 2001 fu escluso dalla nazionale italiana di ciclocross per ematocrito alto ma è dal 2008 in avanti che i suoi tentativi per migliorare le prestazioni lo hanno reso tristemente famoso. Dopo un Giro d’ Italia da protagonista (secondo alle spalle di Contador) e un inizio di Tour de France da sogno viene arrestato dalla gendarmeria transalpina dopo la dodicesima tappa per essere risultato positivo al CERA.  Alcuni giorni di carcere (poi verrà successivamente condannato a due mesi di custodia ed al pagamento di un ammenda dal tribunale francese) e il licenziamento da parte della sua squadra sono le immediate conseguenze del blitz nella sua camera d’ albergo. Successivamente viene squalificato per ventiquattro mesi (diciotto per il caso di doping e altri sei per i legami con il medico Santuccione) poi ridotti a venti per la collaborazione spontanea fornita dallo stesso atleta. Tornato alle corse nel marzo 2010 dopo pochi mesi riprende il suo viaggio verso l’ abisso, nel febbraio 2011 viene infatti ricoverato d’ urgenza in ospedale per un blocco renale dovuto ad un emotrasfusione casalinga. Dopo l’ ennesima “caduta” il tribunale nazionale antidoping ha chiesto per l’ atleta di Sassuolo la squalifica record di 12 anni, un metodo per allontanarlo dal mondo delle corse e aiutarlo ad uscire dal tunnel dell’ autodistruzione in cui era entrato.
Purtroppo, era da un po’ che il fenomeno doping-ciclismo non aveva così grande risonanza mediatica, il caso della squalifica retroattiva del grande campione spagnolo Alberto Contador (a cui sono stati tolti un Giro d’ Italia e un Tour de France) riapre una ferita aperta e che probabilmente non si rimarginerà mai.
A mio avviso le soluzioni possibili per tentare di fermare questa piaga che da troppo tempo sta rovinando uno sport seguito da milioni e milioni di appassionati sono due: la prima, e secondo me la meno corretta eticamente, è quella di legalizzare il doping cioè di rendere meno restrittive le norme che regolano la possibilità di assumere farmaci da parte degli atleti. Così facendo si correrebbe, più o meno, tutti allo stesso livello e riemergerebbero quelli che sono i reali valori in campo. La seconda è quella di dimezzare letteralmente le grandi corse a tappe. Gli organizzatori infatti tendono a estremizzare sempre di più i percorsi con tappe durissime e pochissimo riposo per i corridori ma il fisico umano non è in grado di reggere degli sforzi cosi abnormi (5 ore in bicicletta e pendenze al limite dell’ impossibile) in così poco tempo ed è per quello che la maggior parte degli atleti (se non addirittura la totalità) ricorre all’ imbroglio. Studi medici dicono che un calciatore per recuperare la piena efficienza fisica dopo una gara di 90 minuti dovrebbe stare a riposo assoluto per almeno 5 giorni figuriamo quindi un ciclista!!! In questo caso però gli interessi di un Angelo Zomegnan o di un Christian Prudhomme (i direttori di Giro e Tour) sono troppo elevati, parliamo di introiti derivanti da sponsor e diritti televisivi, per ridurre drasticamente le dimensioni di eventi seguiti in tutto il mondo. Ogni anno, nonostante tutto, migliaia e migliaia di persone si assiepano sui tornanti dello Zoncolan o del Tourmalet e fino a quando la passione di questi spettatori non si affievolirà il ciclismo avrà ancora una ragione per esistere…. 

il pubblico assiepato sui tornanti del Tourmalet

venerdì 3 febbraio 2012

UN GIORNO AL CALCIOMERCATO...


Ho sempre seguito con attenzione costante l’ evolversi del calciomercato e ho guardato più volte trasmissioni che raccontavano, minuto per minuto, la diretta dell’ ultimissimo giorno di questa mitica compravendita di giocatori (un po’ come essere al mercato del bestiame). Dagli storici fax mai arrivati ai colpi dell’ ultimo secondo, cioè prima che la famigerata porta si chiuda al fatidico scoccare delle 19 del 31 gennaio (o agosto per il mercato estivo) ho sempre immaginato con un aurea mistica queste giornate all’ Ata Hotel.
Sono arrivato verso le 15 all’ Ata Executive Hotel (che da un paio di sessioni ha preso il posto dell’ Ata Quark) con la neve che cominciava a scendere copiosamente e che in men che non si dica avrebbe ricoperto Milano e gran parte del nord italia. All’ ingresso di questo normalissimo hotel, niente di eccezionale per la verità, inizia la ressa: centinaia di persone vestite elegantemente che si ammassano per riuscire ad entrare, che sgomitano per parlare con il collega o con il direttore sportivo che passa di lì per bere un caffè al bar; gente al telefonino, altri che leggono i giornali, una sfilza di scribacchini che con il loro portatile in mano cercano di racimolare le ultime news da mandare in redazione. Questa è sommariamente la prima impressione che uno si fa entrando nella hall: una piazza in cui si trovano persone di varie nazionalità (dall’ africa all’ estremo oriente), età e ceto sociale (tanti anche i ciarlatani che riescono ad intrufolarsi) tutto accomunati da un'unica grande passione: il calcio.

l' ingresso dell' Ata Executive Hot
Facendo una citazione dantesca potremmo suddividere il calciomercato in tre cantiche: paradiso, purgatorio e inferno. Il purgatorio è la hall dove, tra la confusione generale, cercano di concludere gli affari i tanto bistrattati dirigenti della Lega Pro, che non hanno nessuno spazio a loro dedicato. L’ inferno è il piano inferiore dove si entra solo muniti di pass, che fortunatamente io avevo, e dove si trovano tutte le postazioni delle tv e la famigerata scala che porta agli uffici dei tesseramenti. Il Paradiso invece si trova al piano superiore (anche questo ad accesso limitato) dove ci sono tutte le stanze private dei club di Serie A e B (una normale camera senza letto e con una scrivania).
Io riesco a girare ovunque e nel frattempo cerco di farmi un idea dell’ evolversi del mercato consultando le news sul telefonino, probabilmente sarà un ultimo giorno senza fuochi d’ artificio, ed io che già mi immaginavo l’ arrivo di Carlos Tevez in infradito e costume da bagno!!!
L’ unico giocatore di rilievo che si attende a Milano è Angelo Palombo, il capitano della Sampdoria, che dovrebbe arrivare con il suo procuratore Tullio Tinti per firmare il suo passaggio all’ Inter mentre gli altri giocatori presenti all’ Ata Hotel sono soprattutto calciatori minori in cerca di un colpo di fortuna per chiudere una stagione avara di soddisfazioni e soprattutto di soldi….
Man mano che scorrono i minuti la confusione si fa sempre più elevata, il countdown verso l’ ora X si avvicina sempre di più e le televisioni cercano affannosamente ospiti per rubare almeno uno scoop…a Sportitalia ci sono i due volti noti del calciomercato, Michele Criscitiello (che è stato anche malmenato dall’ agente di Fabio Cannavaro per delle dichiarazioni rilasciate sul sito tuttomercatoweb) e Alfredo Pedullà che, tra un intervista ad Andrea D’Amico (procuratore di Iaquinta e Giovinco tra gli altri) ed una serie di indiscrezioni sugli ultimi affari, intrattengono il pubblico da casa.
Più in là invece troviamo Sky Sport che si avvale dell’ esperienza di Gianluca Di Marzio e di Luca Marchetti mentre trovano spazio in questo carrozzone mediatico anche Mediaset e Gazzetta Tv ma con uno spiegamento di mezzi certamente minore rispetto alle prime due realtà.

il box privato del Parma calcio
I volti noti, visto che alle 19 ormai manca poco, si moltiplicano, ci sono la creme de la creme dei procuratori: da Davide Lippi (figlio di Marcello e balzato alla cronaca come gran viveur) a Claudio Pasqualin (lo storico agente di Del Piero) passando per Oscar Damiani e Claudio Anellucci (il procuratore di Cavani) mentre anche i presidenti e i direttori sportivi escono pian piano dalle loro tane. Notiamo infatti la presenza di Lillo Foti della Reggina, del direttore sportivo del Napoli Riccardo Bigon, di quello del Chievo Sartori (che si scusa con una signora nipponica per il mancato arrivo di Morimoto dal Novara) mentre i big come Marotta, Galliani e Branca sono assenti forse già soddisfatti del lavoro svolto in precedenza.
Quando mancano cinque minuti al termine della sessione invernale la confusione si trasforma in caos le telecamere di Sky sono puntate sulla fatidica porta mentre le persone che si accalcano sulla scala sono sempre più numerose, tra curiosi, giornalisti e addetti ai lavori non si riescono più a contare tanto che chi si deve recare, contratto in mano, verso l’ ufficio tesseramenti deve effettuare vari slalom tra la folla per evitare urti e tamponamenti.
Mentre si chiude definitivamente la porta dell’ ufficio tutti si chiedono quale sarà il colpo last minutes di quest’ anno, alla fine niente scossoni ne squilli di tromba l’ ultimo giocatore di peso a cambiar maglia è Antonio Candreva che si trasferisce dal Cesena alla Lazio un po’ poco da un mercato che fino all’ ultimo aveva sperato nell’ arrivo di Tevez in Italia e nel definitivo addio di Pippo Inzaghi dal Milan ma si sa che in tempi di austerity bisogna accontentarsi…
Alle 19 e 30 circa quindi finisce la mia prima avventura al calciomercato, una giornata divertente, frenetica e soprattutto logorante…