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lunedì 26 agosto 2013

CHIEVO VERONA: MIRACOLO ITALIANO IN SALSA PEARA'


                                                                               

Lo sport italiano è pieno di imprese, avventure e storie al limite dell' impossibile e la favola dell' Associazione calcio Chievo Verona merita un posto di riguardo in un palcoscenico dove la volontà, il sudore e l' organizzazione la vincono alla lunga sulle logiche del business e del Dio denaro.
Vedere una squadra di un piccolo sobborgo cittadino (Chievo è una frazione di nemmeno 5000 anime) scalare pian piano le categorie professionistiche del nostro amato calcio fino ad arrivare all' agognata serie A affermandosi poi come una splendida realtà in un mondo che sta risentendo la crisi economica come non mai è un qualcosa di incredibile.
 
Probabilmente il segreto di questa squadra siede dietro la scrivania. Il binomio Campedelli – Sartori dura ormai da più di vent'anni ed è quasi impossibile ricordarsi di un sodalizio calcistico durato così a lungo. Il pragmatismo e il low-profile tenuto dai due ha sempre permesso alla formazione giallo-blu di non effettuare voli pindarici che avrebbero messo a dura prova il futuro di un club non certo ricco. Conti in regola, giocatori comprati a basso costo e poi rivenduti a peso d'oro, poche pressioni sui calciatori e sugli allenatori, la costruzione di uno zoccolo duro (in campo e nello spogliatoio) che ha permesso hai tanti volti nuovi e alle molte scommesse (spesso vinte) arrivate nei vari anni, di ambientarsi al meglio nella realtà scaligera, sono solo alcuni dei segreti di una ricetta vincente. I vari Moro, Lanna, D'Angelo, Luciano, Cossato, D'Anna, Marazzina e adesso Pellissier sono stati fondamentali per la crescita e l' esplosione di alcuni protagonisti del nostro calcio (Perrotta, Legrottaglie, Manfredini, Barone, Esposito, Santana, Amauri per citarne alcuni), esplosione che ha permesso al Chievo di costruirsi in casa i propri campioni rivendendoli con plus valenze da capogiro. Di questo il merito maggiore è di Giovanni Sartori, lodigiano di nascita ma gardesano per adozione, ex attaccante degli anni '70 e '80, e direttore sportivo dei clivensi dal 1992. l' esperienza da professionista e gli anni passati dietro la scrivania lo hanno reso uno dei direttori sportivi più preparati (grandi club come Juventus, Inter e Torino hanno più volte pensato di inserirlo nel loro organico) e l' aver rifiutato svariate volte le avance di mezza Italia (probabilmente la filosofia: meglio il numero uno in una piccola realtà che uno dei tanti in una grande piazza, calza a pennello al direttore) lo rende una mosca bianca in una vasca di squali.

Dodici campionati di serie A (solo nel 2006/07 la squadra è retrocessa) con la ciliegina sulla torta di due qualificazioni in Uefa ed una in Champions League (a seguito della triste vicenda di calciopoli) questi i numeri straordinari del Céo nella sua brevissima storia nella massima serie. Se a questi aggiungiamo le quattro stagioni disputate nell' allora C1 e le sette in serie B ci rendiamo conto di trovarci veramente a contatto con un incredibile storia dei giorni nostri. Chievo, che deriva dal latino e che vuol dire la Collina del bosco mistico, è riuscito anche nell' impresa di farci gustare un altro modo di vivere il calcio. Sugli spalti del Bentegodi, che ormai dall' epoca del professionismo ha preso il posto del mitico “Carlantonio Bottagisio” , non c'è spazio per la violenza e per il razzismo e quindi anziani, bambini e famiglie possono godersi un sano spettacolo calcistico in questa oasi felice.

Beppe Sannino, l' allenatore scelto per condurre la squadra verso l' ennesima salvezza (trainer preparato e voglioso di riscatto dopo l' anno di Palermo), siamo sicuri regalerà grandi gioie ai “Mussi Volanti” e la storica scuola campanaria di Chievo (fondata nel 1808) continuerà a lungo a suonare le campane per celebrare le vittorie dei propri beniamini.