Visualizzazioni totali

martedì 16 dicembre 2014

Brescia Calcio: il declino delle Rondinelle...

Che bei ricordi quelli di Roby Baggio, di Pep Guardiola, del bisonte Dario Hubner e dell’irascibile Carletto Mazzone (indelebile la sua corsa sotto la curva atalantina durante un derby di fuoco contro l’ Atalanta) che portarono gioie e lustro alla Leonessa, il settimo posto finale nella serie A 2000/01 ne è la riprova, oppure la giornata indimenticabile che fece vivere il buon Matteo Serafini da Calvisano contro la corazzata Juventus nella serie B 2006/07 ai tifosi presenti al Rigamonti. Tornando indietro ancora nel tempo come dimenticare la vittoria nel torneo angolo-italiano contro il Notts County firmata Ambrosetti, l’ epoca dei rumeni (da Lucescu a Sabau finendo con il più famoso di tutti quel George Hagi che probabilmente, dopo Baggio, è stato il più grande calciatore della storia bianco blu),o quella dei mostri sacri come Virginio De Paoli o Egidio Salvi, verrebbe da dire…bei tempi.

Per una squadra che ha raggiunto da poco i cent’anni (1911 l’ anno di fondazione) e che vanta il record di partecipazioni in serie B (ben 57) le vicissitudini di questi ultimi tempi stanno offuscando la storia gloriosa delle Rondinelle. La gestione delle ultime stagioni sta rasentando il ridicolo, la famiglia Corioni ha finito pian piano i soldi, se mai li ha avuti, il buon Gino per anni e anni ha preteso cifre astronomiche per cedere la società e alla fine è stato allontanato in malo modo dai vertici dell’ unico sponsor rimasto (Ubi Banca). Negli ultimi tempi si sono avvicinati alla società personaggi alquanto loschi: da tale John Visendi al pakistano Kadir Sheikh Abdul al manager Sagramola ma i loro tentativi di acquistare il club sono svaniti nel nulla come una bolla di sapone mentre per quanto riguarda la gestione sportiva è meglio lasciar perdere perché a far le nozze coi fichi secchi non tutti son capaci.
La situazione di Ivo Iaconi, uno che in carriera ha fatto più danni che altro e che tante volte è stato portato in panchina dal fratello direttore sportivo, è l’emblema di quanto è caduto in basso il Brescia calcio. Un allenatore che è subentrato a due gestioni a dir poco deludenti come quelle di Giampaolo (si proprio quello del caso da “Chi l’ha visto”) e di Bergodi ma che probabilmente sta facendo ancora peggio dei suoi predecessori. Il problema è che non essendoci neppure un euro per poter mettere a libro paga qualcun altro il teramano deve rimanere, volente o nolente, sulla panchina bresciana. Ultime indiscrezioni danno però come ufficiale l'allontanamento del tecnico a favore del giovane Ivan Javorcic, da qualche anno alla guida della Primavera, sperando che l' ex promessa croata, carriera mai decollata a causa di continui problemi fisici, possa regalare un po' di serenità in più verso questo grigio e triste Natale biancazzurro.

La squadra, guardando il livello generale della categoria, tutto sommato non sarebbe neanche così scandalosa e all’ orizzonte qualche giovane di valore, con cui far cassa, si sta facendo vedere. La soluzione che tutti ci auspichiamo è quella di vedere una nuova solida proprietà, ma perché non pensare al carpenedolese Tommaso Ghirardi, appena andatosene dal Parma o al lonatese Giuseppe Pasini, proprietario della Feralpi Salò?Imprenditori di successo, personaggi nel mondo del pallone da parecchi anni e che a più riprese si sono espressi favorevolmente al ritorno del Brescia dove gli spetta di diritto.

Ormai la penalizzazione, almeno di 6 punti, arriverà e bisognerebbe cercare di salvare il salvabile in questa stagione per poi iniziare a progettare un futuro più roseo. Le Rondinelle dovrebbero tornare quella fucina di talenti che è stata in passato. Da Evaristo Beccalossi a Spillo Altobelli passando per Andrea Pirlo, Roberto Baronio, Marek Hamsik e Nicola Leali tantissimi protagonisti degli ultimi 30 anni del calcio italiano sono passati dalle giovanili del Brescia.Speriamo che il periodo nero passi presto perchè una città come Brescia merita di tornare dove gli spetta.

lunedì 14 luglio 2014

Mondiali 2014: la Top 11 dei migliori giovani

PORTIERE
Sicuramente il portiere del futuro, a livello mondiale intendiamo, è il gigantesco (in tutti i sensi) Thibaut Courtois, estremo difensore del Chelsea di Mourinho e fresco vincitore della Liga con la maglia dell’ Atletico Madrid ma sarebbe troppo facile premiarlo, anche perché miracoli veri e propri non ne ha fatti durante questa manifestazione, per cui scelgo il portiere dell’ Olanda Jasper Cillessen. Non è più giovanissimo, ha 25 anni, ma è alla prima esperienza internazionale con gli orange ed ha alle spalle una sola stagione da titolare con la sua squadra di club, l’ Ajax. Nonostante la scarsa attitudine a questo tipo di impegni si è sempre ben distinto dando sicurezza al reparto e portando i suoi sul gradino più basso del podio.
DIFENSORI
Nella nostra difesa a quattro mettiamo sulla fascia destra l’ americano DeAndre Roselle Yedlin, autentico motorino inesauribile in fase di corsa ma dotato anche di un piede docile in fase di cross. Per un classe 1993 che milita in patria nei Seattle Sounders, la squadra di una nostra vecchia conoscenza come Oba Oba Martins, e dal costo relativamente abordabile un pensierino bisognerebbe farcelo.
Dalla parte opposta il classe ’90 Marcos Rojo. Incursore mancino dell’ albiceleste di Sabella che ha coronato un ottimo mondiale anche con un gol decisivo contro la Nigeria nel girone eliminatorio.
In mezzo, vista la scarsità di nomi caldi, inseriamo il difensore dell’ Olanda e capitano del Feyenoord (seguito con insistenza dalla Lazio in questo periodo) Stefan De Vrij classe 1992. Non è propriamente un centrale nella difesa a quattro, meglio in quella a tre, ma si è ben comportato nel contesto generale di una delle squadre più forti e compatte di questa rassegna. Al suo fianco potremmo inserire il suo compagno Bruno Martins Indi ma saremmo troppo a tinte arancioni per cui inseriamo il granitico difensore del Watford e della nazionale algerina Essaid Belkalem. Qualificatisi a sorpresa nel gruppo che comprendeva anche il Belgio di Hazard, la Russia di Capello e la Corea del Sud; Les Fennecs (il soprannome della nazionale africana) hanno reso la vita assai ardua anche alla Germania negli ottavi di finale venendo sconfitti solamente ai supplementari dai futuri campioni.
CENTROCAMPISTI
Nel nostro trio di centrocampo trovano sicuramente posto lo juventino Paul Pogba, eletto miglior giovane, che nonostante alcune prestazioni sottotono ha dimostrato, ancora una volta, di poter diventare il migliore al mondo nel suo ruolo, e l’ olandese Jordan Clasie, polmoni e geometrie degne di un piccolo Xavi, mentre a sorpresa inserisco quel Celso Borges Mora che umiliò la nostra nazionale nella seconda gara del gruppo. Per il costaricano, ormai 26enne, che da troppi anni milita nei non trascendentali campionati scandinavi (Norvegia prima e Svezia poi) questa è l’ ultima chiamata per provare a misurarsi nel calcio che conta.
ATTACCANTI
Tridente pesante con Origi, Campbell e Depay. Il primo, convocato dal ct belga Wilmots al posto dell’ infortunato Benteke, è riuscito nel corso delle partite a scavalcare nelle gerarchie dei Diavoli Rossi nientemeno che Lukaku e a conquistarsi una maglia da titolare a soli 18 anni. Per l’ attaccante del Lille adesso si sta accendendo un asta pazzesca con tutti i top club europei sulle tracce del giovane punteros di origini keniane. Il costaricano Joel Campbell invece non è più una sorpresa, nonostante l’ età è ormai qualche anno che è controllato dall’ Arsenal e le imprese con la maglia dell’ Olympiakos nell’ ultima Champions lo hanno fatto conoscere a livello internazionale. Le ottime prestazioni contro l’ Uruguay, l’ Italia e l’’ Inghilterra e l’ aver portato i Ticos ad un rigore dalle semifinali l’ hanno definitivamente consacrato come giocatore vero.

Trova posto anche l’ennesimo olandese che si è messo in luce in questo mese di competizioni. È il gioiellino del Psv Eindhoven Memphis Depay. Vent’anni solamente per questo fantasista dal fisico compatto di origini ghanesi che in Brasile ha gonfiato la rete per due volte, decisivo contro l’ Australia e contro il Cile.

4-3-3
CILLESSEN

YEDLIN    DE VRIJ       BELKALEM   ROJO

BORGES CLASIE POGBA

CAMPBELL   ORIGI   DEPAY  


giovedì 6 febbraio 2014

SOCHI 2014: L' ITALIA ALL' ASSALTO DEL PODIO

L' obiettivo è migliorare le 5 medaglie conquistate a Vancouver 2010 e la sedicesima posizione nel medagliere complessivo della manifestazione. Impresa difficile e compito assai arduo per i nostri 113 alfieri azzurri ma siamo sicuri che tutti cercheranno di rendere onore alla natia patria.

Proviamo, disciplina per disciplina, a scoprire i nostri atleti e le loro possibilità.
 
 
 
BIATHLON: 10 i convocati, 5 maschi e altrettante donne. Ambizioni pochissime, gli unici due con qualche possibilità di concorrere per qualche posizione di rilievo sono il carabiniere di Brunico Lukas Hofler, che è riuscito a conquistare la prima vittoria in Coppa del Mondo ad Anterselva qualche settimana fa (specialità sprint) e il valtellinese Christian De Lorenzi (quinto nella classifica generale dell' Individuale). Per il resto i nostri staranno a guardare i norvegesi, attenzione all' inossidabile Bjorndalen, i francesi e i russi contendersi i vari gradini del podio.
 
BOB: solamente un equipaggio che prenderà parte al Bob a 4 ma arrivare a ridosso dei primi dieci sarebbe già una vittoria. Usa, Germania e Canada giocheranno per l' Oro, metallo che in casa nostra manca dal' ormai lontanissimo 1968.
 
 
 
 
 
COMBINATA NORDICA: quattro anni or sono ci regalò un incredibile medaglia di bronzo con Alessandro Pittin (trampolino) ma purtroppo sono quasi due anni, anche a causa di un terribile incidente, che fatica a tornare ai livelli di quello straordinario 2012 che lo incoronò come uno dei più forti al mondo (3 vittorie consecutive in coppa del mondo nel giro di tre giorni). Quest'anno però il combinatista di Tolmezzo insieme al compagno Samuel Costa è riuscito a conquistare uno splendido terzo posto nella staffetta, un podio che potrebbe far ben sperare in vista degli imminenti giochi.
 
 
FREESTYLE: due uomini e due donne con speranze ridotte al lumicino. Le uniche sono riposte in Silvia Bertagna, terza nella penultima tappa di Coppa in Svizzera a metà gennaio nella specialità slopestyle, ma per raggiungere lo strapotere di Canada e Usa (tra gli uomini) e di Svizzera e Cina (tra le donne) ne deve passare di acqua sotto i ponti.
 
PATTINAGGIO DI FIGURA: nel singolo tutte gli occhi saranno puntati su Carolina Kostner. La sua classe e la sua bravura non sono in discussione, 5 medaglie totali ai Mondiali con un argento nell' ultima edizione, quello che desta curiosità è se finalmente riuscirà ad esprimere le proprie capacità anche alle Olimpiadi (tra Torino e Vancouver solamente brutte figure) scrollandosi di dosso le paure e la tensione che l'attanagliano durante questo tipo di eventi. Le coreane e le giapponesi sono i clienti più difficili ma siamo sicuri che la maturità raggiunta dalla bolzanina le permetterà di regalarci una grande performance. Nella danza su ghiaccio invece abbiamo qualche speranza di podio con il duo Cappellini-Lanotte che, a parte gli irraggiungibili statunitensi e canadesi, potrebbe farsi onore.
PATTINAGGIO DI VELOCITA': in una specialità dominata ormai da anni dagli olandesi, sia in campo maschile che in quello femminile, i nostri colori difficilmente sventoleranno sui gradini del podio ma Francesca Lollobrigida, romana e nipote della famosa attrice, che vanta un secondo posto in coppa del mondo nella specialità partenza in linea ha possibilità di ben figurare anche nella rassegna a cinque cerchi.
 
 
 
 
 
 
SALTO CON GLI SCI: in campo maschile i vari Collaredo, Bresadola e Dellasega firmerebbero per non essere eliminati al primo turno e, con tutta probabilità, vedranno i mostri sacri come Ammann, Schlierenzauer e Morgensten solamente in tv. In quello femminile le gardenesi Runggaldier e Insam, che vantano un paio di podi in Coppa del Mondo e soprattutto un argento ai Mondiali di Oslo 2011 (la prima), hanno qualche possibilità in più ma i livelli della giapponese Takanashi e dell' americana Hendrickson sono irraggiungibili.
 
SCI ALPINO: in Canada ci regalò l' unica medaglia del metallo più prezioso con Giuliano Razzoli nello slalom speciale ma l' atleta emiliano è da più di tre anni che non riesce a ripetere lo straordinario risultato di Vancouver. Ma se “il Razzo” dovrebbe aver poche speranze, questo non si può dire di Patrick Thaler che quest'anno è già salito sul podio due volte (terzo sia in Val s'Isere che a Kitzbuhel) e che sembra in splendida forma. Se tra i pali stretti tutti confidiamo nell'altoatesino (anche se l'inossidabile Manfred Moelgg potrebbe sorprenderci) non altrettanto positive le sensazioni per la squadra dei gigantisti. Luca De Aliprandini, Roberto Nani, Moelgg e Simoncelli (addirittura escluso Max Blardone) francamente non hanno nessuna possibilità di potersi nemmeno avvicinare al podio. Discorso diverso invece per lo squadrone della velocità. Se

Christof Innerhofer non sembra più avere la forma di quando divenne campione del mondo, Dominik Paris, Peter Fill e Werner Hell invece stanno disputando un ottima stagione. Il primo ha vinto la discesa di Lake Louise, il secondo è salito sul podio in due occasioni (uno in discesa e uno in super-g) mentre l' ultimo è stato costantemente a ridosso del podio. Seguiamo questi tre perchè le sorprese possono essere dietro l' angolo.

Minori invece le ambizioni della squadra femminile. Nelle discipline tecniche purtroppo Denise Karbon è ormai logora mentre Chiara Costazza e Federica Brignone non sono nelle condizioni psico-fisiche (entrambe reduci da bruttissimi infortuni in serie) per rendere al massimo. Qualche speranza in più per quanto riguarda il reparto velocità. Il trio bresciano composto da Dada Merighetti, quest'anno purtroppo lontana dalla forma migliore, e dalle sorelle Nadia e Elena (due terzi posti per lei in Coppa quest'anno) Fanchini possono sempre regalarci qualche gioia inaspettata.
SCI DI FONDO: 16 atleti convocati con un solo candidato alla medaglia, quel Federico Pellegrino che quest'anno vanta due secondi posti nello sprint ed è in testa nella classifica di specialità. Per il resto una serie numerosa di atleti troppo vecchi (vedasi l' inossidabile Giorgio Di Centa che è probabilmente il più vecchio atleta presente alle Olimpiadi), troppo giovani o troppo scarsi per raggiungere risultati quantomeno decenti. Sembra passato un secolo da quando i vari Piller Cotter, Zorzi, Valbusa o le mitiche Belmondo e Manu Di Centa facevano incetta di medaglie e purtroppo passerà ancora un bel po' di tempo prima di trovare atleti di questo livello.
 
SHORT TRACK: anche qui un solo uomo, per meglio dire donna, al comando cioè quell' Arianna Fontana che seppur giovanissima vanta nel suo palmares due bronzi olimpici. Il primo a Torino, atleta più giovane nella storia degli sporti invernali a conquistare una medaglia, il secondo quattro anni or sono. I risultati di Coppa del Mondo degli ultimi due anni dicono che l'atleta di Sondrio è in splendida forma e speriamo che ci regali l' ennesima grande gioia perchè non c'è il due senza il tre..
SKELETON: un solo atleta presente: Maurizio Oioli. Miglior piazzamento in Coppa del Mondo: un nono posto un paio d'anni fa e qui è meglio non continuare.
 
 
 
 
 
 
SLITTINO: occhi puntati sul nostro alfiere e portabandiera Armin Zoeggler, due ori, un argento e due bronzi nelle varie edizione dei giochi a cui ha preso parte, che, nonostante non sia più un giovincello (ha appena compiuto 40 anni), rimane sempre uno degli interpreti principi della specialità singolo. Sia il carabiniere di Merano, quest'anno due vittorie e due podi in Coppa del Mondo, che il giovanissimo commilitone, classe 1993, Dominik Fischnaller (1 vittoria e 3 podi ques'anno) partiranno con i favori del pronostico anche se dovranno guardarsi le spalle dal teutonico Felix Loch, da qualche tempo autentico dominatore della specialità.

Occhio di riguardo anche per lo straordinario doppio composto da Gruber e Oberstolz che dopo il quinto posto di Torino, il quarto di Vancouver sperano di scalare almeno un altra posizione giungendo finalmente sul podio, degno completamento di una carriera straordinaria. Nelle team femminile la solita Sandra Gasparini non parte con i favori del pronostico ma attenzione alla prova mista a squadre che ci potrebbe regalare una bellissima sorpresa.
 
SNOWBOARD: anche qui nutriamo qualche seria speranza di puntare al metallo che conta. Gli atleti da controllare sono tre, Aaron March (terzo in Coppa quest'anno) e Roland Fischnaller (vincitore di una Coppa del Mondo assoluta nel 2012) specialisti nello slalom parallelo e l' alto atesino Omar Visintin che ha conquistato una splendida vittoria nello snowboard cross proprio qualche giorno fa. Per gli altri nove atleti presenti (l' half pipe è stato escluso dalla Federazione per mancanza di competitività) poche possibilità ma almeno la gioia di poter fare un esperienza unica.

Per scaramanzia è meglio non ipotizzare il colore delle medaglie che conquisteremo ma ipoteticamente dovrebbero arrivare: una dallo snowboard, due dallo slittino, una dallo short track, una dal pattinaggio di figura, due dallo sci (alpino e di fondo) e una dal biathlon per un totale di otto medaglie...speriamo bene....
 
 

giovedì 30 gennaio 2014

Draft Nba: tutti i fenomeni e i flop degli ultimi 10 anni

Il draft, uno dei meccanismi più cervellotici dello sport americano, cioè quell' invenzione (in Nba c'è dal 1947) che dovrebbe regalare un maggiore equilibrio all' interno delle varie franchigie consentendo alle squadre considerate più deboli (rispetto alle classifiche dell' anno precedente) di poter scegliere i migliori prospetti usciti dal college (da qualche anno a questa parte la moda di chiamare anche giocatori stranieri sta prendendo sempre più piede) non sempre è stato sinonimo e garanzia di successo. Non pochi sono stati gli abbagli di alcune squadre che, pensando di aver preso un futuro fenomeno, si sono ritrovati con un mezzo bidone in mano. Prendiamo per esempio in comparazione i draft degli ultimi 10 anni per vedere chi realmente è stato un fattore ed invece chi in Nba era veramente un pesce fuor d'acqua.
DRAFT 2003: uno dei draft più ricchi della storia, a livello di quello dell' '84 (Olajuwan, Jordan, Barkley, Robertson, Stockton) o di quello del '96 (Iverson, Marbury, Allen, Bryant, Nash), dove al numero 1 i disastrati Cleveland Cavs presero il prescelto Lebron James (probabilmente uno dei primi 3 giocatori più forti nella storia di questo sport). Altri fenomeni sbarcati nella lega in quell' anno: Carmelo Anthony da Syracuse (uno che in dieci anni, tra Denver e New York, ha tenuto una media di 25 punti a partita), Chris Bosh da Georgia Tech (2 anelli Nba con Miami, 19 punti e quasi 9 rimbalzi in carriera), Dwane Wade di Marquette (3 volte campione con gli Heat, due con la famigerata triade composta da lui, James e Bosh). Da citare anche parecchi cestiti che in Nba si sono costruiti una solida carriera come Kirk Hinrich (Chicago, Washington e Atlanta), David West (Indiana e New Orleans), Boris Diaw (San Antonio e Phoenix tra le altre) ma anche autentiche meteore oppure fenomeni tali solo sulla carta. In quell' anno, dai Detroit Pistons, al numero 2 venne scelto tale Darko Milicic, diciottenne serbo proveniente dal Vrsac. Nonostante divenne il più giovane a scendere in campo in una finale Nba, vincendola tra l' altro, scese solo 2 volte in quintetto chiudendo la stagione da rookie con ben 1.8 punti di media a partita. Da qui in avanti la carriera di Darko sarà un continuo saliscendi, Orlando, Memphis, New York, Minnesota e Boston fino a diventare free agent. A fargli buona compagnia ci sono T.J. Ford, ritiratosi l'anno scorso a 29 anni, Michael Sweetney, una carriera compromessa dai problemi di peso e Jarvis Heyes che ultimamente è stato visto ad Avellino.
DRAFT 2004: al numero 1 Dwight Howard, uno dei centri dominanti degli ultimi 10 anni, ma anche giocatori chiamati troppo avanti rispetto alle loro reali capacità. Emeka Okafor e Ben Gordon, scelti al numero 2 e numero 3, rispettivamente da Charlotte e Chicago, freschi campioni Ncaa con Connecticut non sono mai riusciti a sfondare completamente e la loro carriera sta scemando verso il basso (a Phoenix il primo, a Charlotte il secondo). Anche Shaun Livingston, scelto al quarto posto dai Clippers, arrivato direttamente dall' High School con grandi aspettative non si è mai reso un protagonista assoluto nella Lega cambiando ben nove franchigie senza lasciare alcun segno. Pure Josh Childress, Rafael Araujo e Luke Jackson (un passato anche a Ferrara), tutti scelti nei primi dieci posti, non verrano ricordati ai posteri per la loro sfolgorante classe.
Da contraltare invece i vari Luol Deng, Andre Igoudala, Jameer Nelson, Kevin Martin, Tony Allen cosi come Varejao e Ariza (scelti addirittura al secondo giro) sono diventati un fattore anche nella Lega più bella del mondo.
DRAFT 2005: anche quell'anno grandi sorprese: due dei miglior play del decennio, Deron Williams e Chris Paul, presi al numero 3 e numero 4 mentre ai primi due posti furono scelti l' australiano Andrew Bogut e l'americano Marvin Williams, buoni giocatori, per l'amor del cielo, ma non cestisti statosferici. Draft non ricchissimo di talento ma comunque pieno di giocatori solidi: Felton, Webster, Villanueva, Frye, Bynum per citarne alcuni dei primi dieci. Ma anche Danny Granger, David Lee, Gerald Green, Nate Robinson, Brandon Bass e Monta Ellis non sono sicuramente da meno.
DRAFT 2006: Italia Rules perchè per la prima volta nella storia, al numero uno venne scelto un italiano. Andrea Bargnani infatti, ma quanto avrà influito la presenza di Ghirardini come gm dei Raptors?, viene draftato dai Toronto Raptors al primo posto. Be il centro cresciuto nella Benetton Treviso, in otto anni di militanza Nba sta producendo 15 punti e 4 rimbalzi di media, numeri che sulla carta sono tutt'altro che pessimi, ma comunque non è mai diventato una star a tutti gli effetti. In sette anni passati con i Raptors, di cui un paio anche ai box per vari infortuni, solo due volte è riuscito a portarli allo post season (senza tra l'altro passare mai il primo turno) mentre quest'anno, dove veste la mitica casacca dei Knicks, sta conducendo la franchigia newyorkese verso uno dei punti più bassi della loro storia. Tirando le somme Bargnani è sicuramente un buon giocatore ma non potra mai fare quello step successivo che lo condurrà ad essere uomo franchigia e a condurre la sua squadra verso sfolgoranti successi.
A parte Lamarcus Aldrige, che ultimamente sta dimostrandosi giocatore dominante, scelto col numero 2 da Portland, i numeri 3,4 e 5 hanno avuto carriera breve e non felice. Adam Morrison, preso al terzo posto da Charlotte, conclusa una poco edificante esperienza tra i pro (bloccato forse anche dai problemi di salute, è diabetico) è diventato vice allenatore a Gonzaga; Tyrus Thomas, ex Chicago e Charlotte, è attualmente senza squadra mentre Shelden Williams, draftato al numero 5 da Atlanta, dopo aver vestito 7 casacche diverse è finito prima in Francia e poi in Cina in cerca di maggior fortuna.
Brandon Roy, purtroppo ritiratosi troppo presto a causa dei problemi alle ginocchia, Randy Foye, Rudy Gay e Rajon Rondo sono altri fenomeni provenienti da questo draft.
DRAFT 2007: altra sfilza di nomi interessanti: al primo posto assoluto viene chiamato Greg Oden, arrivato in Nba come autentico crack ma che purtroppo ha dovuto convivere con seri problemi alle ginocchia giocando veramente poco e non esprimendo appieno le proprie potenzialità. Al numero due Kevin Durant (tre volte miglior marcatore della regual season, 4 volte All Star, 4 volte nel primo quintetto della stagione), mentre non sono da scartare i vari Mike Conley, Jeff Green, Corey Brewer, Brandon Wright e Joakim Noah. Al contrario il cinese Yi Jianlian, arrivato con grandi aspettative, forse anche visto l' impatto di Yao Ming sulla Lega, non è mai riuscito a sfondare tornando definitivamente nella natia patria. Non solo lui ma anche Acie Law, Julian Wright, Al Thornton e Sean Williams sono dovuti emigrare presto per cercare soldi e fortuna altrove.
DRAFT 2008: anche qui grandi giocatori ma anche grandi delusioni. La prima chiamata è per Derrick Rose, fenomenale play di Chicago fermato però negli ultimi due anni da guai fisici a ripetizione, al numero due invece Michael Beasley (letteralmente devastante da ragazzo e all' università) che ha causa di numerosi problemi comportamentali e anche per alcune dipendenze da droga non è mai riuscito ad imporsi tra i grandi. Anche OJ Mayo, cresciuto all' università con l' italiano David Hackett, dopo un buon inizio in quel di Memphis, l' anno scorso ha clamorosamente toppato a Dallas e lo sbarco a Milwaukee non è certo un miglioramento. Russel Westbrook e Kevin Love, ex compagni a UCLA, usciti con il numero 4 e 5 dal draft invece sono autentiche All Stars, playmaker funanbolico e velocissimo il primo, uomo da doppia doppia costante il secondo.
Nell' anno dello sbarco di Danilo Gallinari, giocatore che si è costruito una solida carriera tra i pro, anche i vari Brook Lopez, Roy Hibbert, JaVale McGee, Serge Ibaka e George Hill hanno dimostrato le loro qualità diventando autentici protagonisti nella Lega.
DRAFT 2009: è l' anno di Blake Griffin, che poi salterà l' intera stagione per un problema alla rotula, fantastico atleta (ha vinto parecchie gare delle schiacciate) e trascinatore del Los Angeles Clippers in questi ultimi anni. Dietro di lui una delle più grosse cantonate degli ultimi anni. Quell' Hasheem Thabeet, centro tanzaniano, preso da Memphis ma mai esploso. È stato infatti la più alta scelta del draft ad essere spedito in D-League a farsi le ossa. Dopo Memphis, Houston, Portland e Oklahoma ma mai una prestazione degna di nota e alcune performance degne da film dell' orrore.
Talento cristallino ce n'era poco ma i vari James Harden e Stephen Curry sono giocatori fenomenali, per il resto buoni giocatori, Tyreke Evans, Ricky Rubio, DeMar DeRozan, Brandon Jennings, ma non personaggi dominanti.
 
 
 
DRAFT 2010: nel 2010 nessun All of Famer e tanti giocatori sopravvalutati. John Wall, scelto al primo posto, è un ottimo prospetto ma non è ancora esploso definitivamente. Evan Turner, Derrick Favors, Wesley Johnson, Ekpe Udoh e compagnia bella giocano in squadre di seconda fascia e sicuramente non spostano gli equilibri. I due maggiori prospetti usciti dal draft sono DeMarcus Cousins, gran fisico, ottimo atletismo ma anche un carattere difficilmente gestibile e Paul George, eclettica guardia dei formidabili Indiana Pacers di questi ultimi tempi.

DRAFT 2011: solamente Kyre Irving, preso al numero 1 dai Cleveland Cavs, è l' unico vero giocatore, con la g maiuscola, uscito dal draft. Derrick Williams, Enes Kanter, Tristan Thompson, Jonas Valenciunas, Jan Vasley e compagnia bella non sono sicuramente fenomeni. Probabilmente i migliori di questa nidiata sono Kawhi Leonard di San Antonio (numero 15), Kenneth Faried di Denver (numero 22) e addirittura la sessantesima e ultima scelta assoluta, quell' Isaiah Thomas che sta trascinando i suoi Sacramento Kings dall' alto, ma sarebbe meglio dire dal basso, dei suoi 175 cm.
 
 
 
DRAFT 2012: Anthony Davis, consideratori uno dei migliori prodotti del basketball college degli ultimi anni, scelto al primo posto da New Orleans ha avuto si un impatto positivo (13 punti e 8 rimbalzi a partita) ma non i numeri che tutti si aspettavano dal centro di Chicago (anche se al suo secondo anno sta letteralmente migliorando le sue medie). Anche il suo ex compagno di università a Kentucky, Michael Kidd-Gilchrist,scelto da Charlotte al numero 2 non è riuscito ad imporsi come all star anche perchè i Bobcats francamente sono uno delle peggiori compagini della Lega. Bradley Beal e Dion Waiters sbarcati a Washington e Cleveland hanno ampi margini di miglioramento ma sicuramente il più stupefacente prodotto del draft è stato quel Damian Lillard che, insieme a Aldrige, sta facendo volare Portland verso la vetta della Western Conference.


DRAFT 2013: questa prima parte di stagione sta dimostrando quanta pochezza c'era quest'anno. Le prestazioni imbarazzanti di Anthony Bennet con la maglia di Cleveland, scelto al numero 1, la dicono già lunga. I vari Otto Porter, Cody Zeller, Alex Len', Nerlens Noel e compagnia bella stanno costantemente in panchina e probabilmente tutti insieme faticano a raggiungere dieci punti a partita. I soli Oladipo, agli Orlando Magic, e Ben McLemore, a Sacramento, si stanno ritagliando un certo spazio per il resto una incredibile serie di abbagli.