Visualizzazioni totali

giovedì 24 maggio 2012

MINO RAIOLA: IL RE DEL MERCATO HA NOME E COGNOME...


un primo piano dell' agente Fifa Mino Raiola
Nato a Nocera Inferiore, trapiantato ad Haarlem (Olanda), residente a Montecarlo, titolare della Maguire Tax & Legal (con uffici in Brasile, Paesi Bassi e Repubblica Ceca), poliglotta (parla 7 lingue), ex pizzaiolo e cameriere e proprietario di un Mc Donald. Chi è? La risposta è semplice: Mino Raiola, in una parola il nuovo re del mercato.
Con i piedi non ci sapeva fare, la sua carriera terminò a soli 18 anni, ma con la testa…Appesi gli scarpini al chiodo iniziò subito a lavorare per l’ Haarlem, la squadra più vecchia d’ Olanda, con il compito di responsabile del settore giovanile per poi diventare il direttore sportivo della prima squadra in men che non si dica. A 20 anni fonda la sua società di intermediazione, la Intermezzo, arrivando in brevissimo tempo a diventare il rappresentate di tutti i calciatori olandesi (escludendo dal giro due mediatori storici come Coster Cor e Appolonius Konijnburg) e quindi il “deus ex machina” della campagna trasferimenti orange.
Ibra-Galliani-Raiola alla presentazione dello svedese
I primi pezzi del suo intricatissimo scacchiere a muoversi furono Brandon Roy in direzione Foggia, Dennis Bergkamp (offerto in precedenza dallo stesso Raiola all’ ex presidente del Napoli Ferlaino per 700 milioni e acquistato successivamente dall’ Inter per 25 miliardi) e Wim Jonk, per comprare il primo bisognava accollarsi anche il secondo, ai nerazzurri, Michael Kreek al Padova e Marciano Vinck al Genoa di Aldo Spinelli (preso per un tozzo di pane ma con l’ ingaggio più pesante della rosa, e chiamalo stupido visto che un procuratore guadagna sullo stipendio del suo assistito!).
Terminato il periodo d’ oro degli olandesi (anche per le pessime prestazioni in campo dei sopraindicati) Raiola si getta sul mercato dell’ Est Europa e diventa il mentore e lo scopritore di uno dei più fulgidi talenti mai espressi dal calcio cecoslovacco. Porta infatti in Italia Pavel Nedved e la “furia ceca” diventerà l’ idolo prima della curva nord della Lazio e poi di quella Scirea (la curva della Juventus).
Raiola con la furia ceca Pavel Nedved
Negli anni espande sempre più il suo parco giocatori annoverando nella sua scuderia cavalli di razza come Zlatan Ibrahimovic, Mario Balotelli, Mark Van Bommel e Maxwell. Soprattutto con i primi due ha compiuto autentiche prodezze di mercato (nel senso dei guadagni per le sue tasche). Ha portato Ibrahimovic alla Juve dall’ Ajax e poi ha approfittato della vicenda calciopoli per piazzarlo prima all’ Inter (con relativo super ingaggio) poi al Barcellona, dal quale lo stesso Raiola percepirà una cifra di 1,2 milioni di € annui fino al 2014 per l’ intermediazione, ed infine al Milan (dove è il giocatore più pagato). A Mario Balotelli, genio ribelle del calcio nostrano, è riuscito a far lievitare l’ ingaggio (con annesso cambio di squadra) da 100 mila euro a 3,5 milioni di euro nel giro di un paio d’anni…se non sono miracoli questi.
Balotelli litiga con un compagno del City
Kasami, promessa svizzera ex Palermo, il brasiliano Jonathas del Brescia, Didac Vilà dell’ Espanyol, Cris del Lione, Felipe Mattioni che milita sempre nella seconda squadra di Barcellona, Ouasim Bouy arrivato a gennaio alla Juve Primavera, Cesare Natali della Fiorentina sono solo alcuni della ventina di giocatori che ruotano nell’ orbita di Mino. L’ ultima bomba di mercato è quella che rimbalza direttamente da Manchester dove la giovane promessa dello United Paul Pogba, in scadenza con i red devils, sarebbe in mano alla Juve. Il caso vuole però che al giocatore sia stato proposto un contratto da circa un milione di euro a stagione mentre all’ ex pizzaiolo di Nocera, sempre per l’ intermediazione, andrebbero 1,8 milioni di euro. Se avesse un cono con le stelle in testa ed una bacchetta magica potremmo dire che sia un mago invece è solo un genio del mercato….

mercoledì 23 maggio 2012

JUVENTUS MUSEUM: UN SECOLO DI STORIA BIANCONERA

La piantina del museo che sorge all' interno dello stadio
Juventus Museum, il museo del club bianconero, la casa in cui tutti potranno ammirare e rimirare i più importanti ricordi di 115 anni di storia juventina.
Si tratta di un viaggio nell'epopea bianconera attraverso le vittorie, i trofei, i personaggi, calciatori e dirigenti, che hanno contribuito a generare il mito della Juve. Scudetti e coppe, immagini, foto e cimeli, tutto racchiuso in 1.500 metri quadrati, fino ad arrivare all'ultimo successo, il tricolore appena conquistato.
 Lo Juventus Museum, presieduto dal giornalista Paolo Garimberti, é concepito con l'utilizzo di tecnologie multimediali innovative che trasformano la visita in esperienza diretta. I suoi contenuti sono in costante aggiornamento, per stare al passo con l'attualità della squadra. Attraverso la storia del club, il pubblico potrà rivivere alcune tappe fondamentali della storia dell'Italia. Numerose saranno le chicche che stupiranno lo spettatore: la mitica panchina sulla quale chiaccheravano Del Piero e Bonipert all' inaugurazione dell JStadium,  lo storico quaderno che attesta la fondazione della squadra, le maglie dei calciatori. Uno spazio è dedicato anche al legame tra la Juventus e la Fiat e alla sua presenza nel cinema, nella tv, nella radio, nella letteratura e nella musica
Andrea Agnelli con l' ultimo scudetto
"La storia del club - dice il presidente Andrea Agnelli - si intreccia con la storia d'Italia. Il museo spiega come la Juve sia diventata non solo la squadra di Torino, ma la squadra d'Italia e ci porta al livello dei competitor europei".
C'é il "tempio dei trofei" con il racconto di coppe e trofei sapientemente orchestrato da un gioco di luci e immagini. Ci sono le teche con le 34 maglie dei giocatori che hanno superato le 300 presenze in bianconero, la "quadrisfera" in cui scorrono le immagini degli juventini in maglia azzurra nei quattro mondiali vinti, la medaglia d'oro di Gigi Buffon vinta a Berlino nel 2006 ("L'ho donata affinché tutti la possano godere", dice il portiere), l'enciclopedia touch-screen, il ricordo delle 39 vittime dell'Heysel.
Quindi il gran finale, dove si entra in campo insieme ai giocatori, dentro lo Juventus Stadium e nei teatri dei trionfi bianconeri, accompagnati dall'urlo dei tifosi e dalle atmosfere dello stadio.Insomma un esperienza unica ed irripetibile....





lunedì 14 maggio 2012

JUVE – MILAN – INTER: THE END OF AN ERA…



Gattuso, Del Piero e Inzaghi con la Coppa del Mondo
2790 (le presenze complessive), 519 (i gol), 254 (gli anni) e 74 (i trofei conquistati) non sono i numeri del lotto da giocare questa settimana. Sono una serie di cifre matematiche che racchiudono la carriera di 7 giocatori che hanno costituito una fetta importante della storia sportiva delle rispettive squadre e che, purtroppo, dall’ anno prossimo non rivedremo mai più, salvo clamorosi coupe de teatre dell’ ultim’ora, con le maglie e i colori a cui si sono associati per quasi tutta la loro carriera.
Stiamo parlando di Alessandro Nesta, Filippo Inzaghi, Gennaro Gattuso, Clarence Seedorf, Gianluca Zambrotta, Alessandro Del Piero e Ivan Ramiro Cordoba.

I primi cinque, che racchiudono testa, cuore, polmoni, classe e scaltrezza  del Diavolo, sono coloro che hanno costruito l’ epopea del Milan del nuovo millenio. Quella squadra che, sotto la guida di Carlo Ancelotti prima e Allegri poi, ha dominato l’ Italia, l’ Europa e il Mondo. In due lustri due Scudetti, una coppa Italia, due Champions League (più la terza letteralmente gettata al vento nella famigerata finale di Istanbul), due supercoppe italiane e due europee e un campionato del mondo per club (la nuova denominazione della vecchia intercontinentale) sono trofei che alcune squadre di club sognerebbero di vincere in tutta la loro storia.
Alessandro Nesta
Alessandro Nesta, trentasei anni, uno dei difensori più forti ed eleganti del calcio moderno, martoriato dai problemi fisici e da una schiena ormai logora andrà a svernare in Usa, da anni meta delle sue vacanze estive, dove cercherà di conquistare la Major League con i Red Bull New York dell’ ex gunners Thierry Henry. Gennaro Gattuso, l’ uomo che forse più di tutti racchiude in sé lo spirito di guerriero e combattente tipico dei rosso-neri, nonostante problemi di salute non indifferenti (soprattutto nell’ ultima stagione) non ha ancora intenzione di smettere e sogna di terminare quel lungo viaggio partito da Corigliano Calabro con scalo a Berlino, tappa a Milanello e arrivo a Glasgow proprio nella città scozzese dove è diventato uomo e dove ha incontrato la donna della sua vita (i gravi problemi finanziari dei Rangers però potrebbero essere un ostacolo difficile da superare).  

Inzaghi esulta dopo un gol
Anche per Filippo Inzaghi, l’ uomo che è “nato in fuorigioco” come disse Alex Ferguson , uno dei più prolifici bomber di sempre, il protagonista indiscusso di alcuni notti magiche di ancelottiana memoria come Manchester e Atene, sembra non esserci più spazio nella rosa di Allegri. Nonostante le trentanove primavere Super Pippo non si sente ancora un ex giocatore e il gol da rapinatore siglato nell’ ultima giornata contro il Novara rimarrà il suo regalo d’ addio al popolo di San Siro, un pubblico che lo ha amato e l’ amerà per sempre.
Clarence Seedorf, l’ unico giocatore al mondo ad aver vinto tre Coppe dei Campioni con altrettante squadre (Ajax, Real Madrid e Milan), gigante d’ ebano dai piedi sopraffini non ha mai gradito il basso minutaggio concessogli dal suo attuale tecnico e per questo molto probabilmente finirà una carriera a dir poco trionfale nel non trascendentale campionato brasiliano. Il Botafogo, con gentile intercessione dello sponsor tecnico dell’ olandese (la Puma), è pronto ad accoglierlo tra le sue fila e per i tifosi de “O Glorioso” sarà una vera delizia vedere il “Professore” sciorinare giocate d’ alta classe.
Per Gianluca Zambrotta, eclettico e duttile terzino di fascia esploso con la maglia juventina durante il Lippi-bis, questo è arrivato il momento di dire basta. Gli anni a Milano sicuramente non sono stati i più gloriosi della sua carriera (è arrivato nel 2008 a 31 anni) ma l’ aver indossato la divisa rosso nera in 106 occasioni rimarrà sicuramente un   ricordo indelebile.
Ivan Ramiro Cordoba difensore dell' Inter
Passando sull’ altra sponda del Naviglio come non ricordare la storia di uno dei giocatori più rappresentativi dell’ Inter di Massimo Moratti. Stiamo parlando di Ivan Ramiro Cordoba, 13 anni a sputar sangue con la maglia neroazzurra indosso, 454 incontri disputati, 4 scudetti, 4 coppe Italia e la ciliegina della Champions due anni or sono. Il trentaseienne difensore colombiano, anche se da qualche stagione ricopre un ruolo da comprimario (anche perché chiuso al centro dalla coppia Lucio-Samuel), è da sempre un idolo di San Siro ed il suo addio, coinciso con il derby, ha regalato un misto di gioia e commozione a tutti noi.
L’ ultimo dei 7, ma non per importanza, è il capitano della Juventus Alessandro Del Piero. Conegliano Veneto, Padova, Torino, Roma, Tokyo, Udine, Manchester, Berlino, Rimini e lo Juventus Stadium queste brevemente le tappe più significative  che racchiudono la carriera di uno dei giocatori più forti della storia del calcio. Record di presenze (704), di gol (291), di marcature nelle competizioni europee (54), di stagioni consecutive con la stessa maglia (19), di reti in una singola stagione di Champions (10), di minuti giocati (48.610); in tutto questo possiamo ritrovare un uomo, un giocatore, un padre di famiglia, un capitano e un idolo, una persona che ha fatto la storia della società.
Alex Del Piero e la sua linguaccia
18 trofei vinti tra cui 8 scudetti (compresi i due revocati), il purgatorio della Serie B, gli infortuni, l’ ultima gioia targata Conte (il suo vecchio capitano e in cui lui lo zampino ce l’ ha messo ancora) e adesso il lento e doloroso addio. Non un addio voluto da entrambe le parti, un addio unilaterale voluto dalla società (a meno di ripensamenti che avrebbero del miracoloso), un addio che lascerà tanti cuori infranti e un vuoto incolmabile sul rettangolo di gioco.
Ci mancherai, ci mancherete, la serie A senza questi sette campioni non avrà più lo stesso fascino…




venerdì 11 maggio 2012

LA VITTORIA BIANCONERA: LO SCUDETTO DEGLI ONESTI…


lo Juventus Stadium dopo il trionfo del trentesimo scudetto
Per quest’anno niente zero tituli, come direbbe un illustre allenatore che l’ Italia non ha mai dimenticato del tutto, lo zero è stampato invece limpidamente nella casella delle partite perse. Nella stagione 2011-12 infatti la Juventus di Antonio Conte non ha ancora assaporato il gusto della sconfitta, 37 partite (manca l’ ultima a Torino contro l’ Atalanta) in campionato con 22 vittorie e 15 pareggi a cui vanno aggiunte 4 partite di Coppa Italia (3 vittorie e 1 pari) e il record di Fabio Capello del lontano ’91-’92 (il suo Milan terminò il campionato imbattuto ma le squadre erano solo 18) ormai ad un passo.
Secondo miglior attacco (dietro solamente al Milan) e di gran lunga miglior difesa (19 le reti subite da Buffon con la media di una quasi ogni due partite), 42 punti conquistati in casa, 39 lontano dalle mura amiche, 17 differenti giocatori andati in gol (ennesimo record) che hanno sopperito alla mancanza di un vero e proprio bomber (il migliore della squadra è Matri con 10 gol che è in sedicesima posizione nella classifica di specialità). Questi sono i numeri straordinari dei bianco-neri e guardando proprio l’ invidiabile score di Del Piero e compagni non ci dovrebbero essere dubbi sulla legittimità dello scudetto.
la gioia incontenibile dopo la vittoria contro il Cagliari
Qualcuno potrà anche pensare che il Milan ha perso per colpa dei troppi infortuni o per il famigerato gol-non gol di Muntari nella sfida diretta del ritorno, che il Napoli non si è mai inserito nella lotta al vertice a causa delle energie spese nell’ avventura europea o che l’ Inter è ancora la squadra più forte ma è stata estromessa dal titolo durante la gestione Gasperini, ma i numeri che abbiamo appena elencato dimostrano che lo strapotere della squadra di Andrea Agnelli è stato eloquente. Forse qualitativamente era inferiore ad altre compagini ma la grinta, il coraggio, la coesione dimostrata dal gruppo è servita a superare ostacoli che alcuni credevano insormontabili.
Questo però non deve essere visto come un punto d’ arrivo ma come una nuova partenza per far ritornare grande la Juventus anche in Europa (nell’ era post calciopoli i bianconeri hanno perso circa 5 milioni di tifosi nel vecchio continente). Per fa ciò, credo, bisognerà rinnovare in maniera adeguata una rosa che in ottica Champions League (nei sorteggi dovrebbe essere inserita in terza fascia rischiando così un sorteggio assai difficile)  non pare ancora all’ altezza.
Kolarov, terzino del City e della nazionale serba
Partiamo dalla difesa: prioritario il riscatto di Cacares (la duttilità dell’ uruguagio è stato un valore aggiunto nel finale di stagione), fermo restando la conferma in toto del blocco difensivo andrebbero effettuati almeno altri tre acquisti per aumentare i petali della rosa a disposizione di mister Conte. Il terzino destro portoghese Josè Bosingwa (non un fenomeno ma con la giusta esperienza internazionale), libero a giugno a parametro zero, sarebbe un buon tassello oltretutto a basso costo e un’ alternativa di valore per far rifiatare Lichsteiner. Al centro , nonostante gli enormi progressi di Bonucci nell’ ultimo periodo, punterei su un difensore giovane, forte fisicamente e di esperienza come il tedesco Mats Hummels, colosso 24enne del Borussia Dortmund il cui valore si aggira sui 15 milioni di euro. A sinistra invece, dove il solo De Ceglie e Chiellini non bastano, l’ interprete perfetto sarebbe il serbo Kolarov, ormai in esubero al City e con una clausola rescissoria di 15 milioni. In porta invece, Buffon rimane intoccabile, definito l’ acquisto del giovane Leali dal Brescia (l’ esperienza come secondo non potrebbe che fargli bene) bisognerebbe piazzare Storari in modo da guadagnare un paio di milioni di euro e risparmiare sull’ ingaggio.
Radja Nainggolan centrocampista del Cagliari
A centrocampo, fermo restando l’ intoccabilità del trio Pirlo-Marchisio-Vidal, tratterrei anche Padoin e Giaccherini (sempre positivi quando chiamati in causa) oltre a Pepe e Estigaribbia, ai quali aggiungerei un altro elemento che spicchi per duttilità e forza fisica: Nainggolan del Cagliari e Isla dell’ Udinese i migliori (anche perché alle due società si potrebbero dare in cambio anche contropartite tecniche)  
La questione più spinosa resterebbe l’ attacco dove l’ arrivo di un top player farebbe la felicità dei tifosi. Delle attuali punte confermerei solo Vucinic (pupillo di Conte) e Del Piero (un altro anno per il capitano sarebbe un giusto atto di riconoscimento) mentre cercherei immediatamente di piazzare sia Matri che Quagliarella per prendere al loro posto una prima punta forte fisicamente e una seconda punta in grado di realizzare almeno 15/20 gol a stagione e che possa agire anche come terminale offensivo.
Drogba-Torres due su cui puntare ad occhi chiusi
L’occasione irripetibile sarebbe quella di prendere Didier Drogba a parametro 0, l’ ivoriano nonostante le 34 primavere è ancora uno in grado di fare la differenza ed ha esperienza internazionale da vendere. Al suo fianco farebbero faville uno tra Luis Suarez del Liverpool (con 25/28 milioni si può intavolare una trattativa) e uno dei giocatori, in prospettiva, più forti del calcio mondiale quel Neymar da tempo accostato al Barcellona e al Real.





CESSIONI

ACQUISTI

Storari
2
Leali
4
Motta
3
Bosingwa
0
Pazienza
4
Kolarov
13
Krasic
12
Hummels
12
Felipe Melo
9
Nainggolan
4
Quagliarella
12
Drogba
0
Matri
18
Neymar
40
Altri (giovani e comproprietà)
3
Pogba, Verratti, Cacares….
13
tot
63
tot
86
   

PROBABILE FORMAZIONE 2012-13    (3 – 5- 2)
BUFFON
BARZAGLI    HUMMELS   CHIELLINI
(BONUCCI)
PIRLO
                            LICHESTEINER                  VIDAL                         MARCHISIO      KOLAROV
                         (BOSINGWA)               (NAINGGOLAN)

DROGBA                                     NEYMAR
                                             (VUCINIC)                                  (SUAREZ)




martedì 8 maggio 2012

PRIMERA LIGA ARGENTINA: LA RIVALSA DEI NOSTRI BIDONI...


la Bombonera, casa del Boca Juniors
Il nuovo Maradona, l’ erede di Batistuta, la fotocopia di Hernan Crespo, il clone di Redondo, sono questi alcuni degli epiteti con cui sono sbarcati in Italia alcune promesse del calcio argentino. Promesse che chiaramente non si sono rivelate tali, anche perché gli illustri paragoni si sono platealmente sprecati. Semplici ed onesti mestieranti del pallone a spicchi arrivati nello Stivale come autentici crack e diventati nello spazio di un secondo, purtroppo il calcio concede poche prove d’ appello, dei  veri e propri desaparecidos.
Adesso, come succedeva ai nostri connazionali agli inizi del secolo scorso, questi pseudo fenomeni che vedevano nella nostra serie A la terra promessa, il salto di qualità che gli poteva permettere gloria eterna ed anche quel pizzico di ricchezza che non guasta mai, stanno lentamente tornando al mittente. La figura dell’ emigrante di lusso sbarcato oltre oceano che ritorna mestamente a casa dopo aver fallito l’ occasione della vita calza perfettamente all’ inversione di tendenza che si sta registrando attualmente.
Infatti quasi ogni squadra della Primera Division Argentina può millantare di avere in rosa almeno un giocatore che ha un passato, più o meno glorioso, nella nostra Serie A.
Pablo Ledesma in maglia xeneises
Il Boca Juniors, campione dell’ Apertura 2011 e favorito d’obbligo per il bis nel Clausura, ha affidato il suo centrocampo all’ ex catanese Pablo Ledesma. Il metronomo originario di La Falda, piccolo paese vicino Cordoba, acquistato dal club etneo nel mercato estivo 2008 per circa 3 milioni di euro, purtroppo non è mai riuscito ad imporre le sue qualità, anche a causa dei continui problemi fisici (prima la pubalgia e poi la rottura del crociato), nel calcio europeo e dopo tre stagioni condite da 76 presenze e 4 reti nella città dell’ Elefante (e un valore di mercato che si è nel frattempo dimezzato) ha preferito ritornare nel club che lo aveva lanciato (una Coppa Libertadores vinta ed un gol in finale di Intercontinentale col Milan tra le altre cose) piuttosto di fare ancora il comprimario nel Bel Paese.
Non solo gli Xeneises possono vantarsi di schierare un novello figliol prodigo ma anche gli acerrimi rivali del Velez Sarsfield hanno appena riabbracciato un ragazzo cresciuto nelle giovanili bianco azzurre e ritornato “a casa” dopo aver girato mezzo mondo in cerca di fortuna. Stiamo parlando di Mauro Obolo, soprannominato, non a caso, “Ivan il Terribile” dai tifosi del Belgrano, centravanti visto (ma è un parolone) in Italia con la casacca del Piacenza e rispedito, dopo appena sette apparizioni veramente impalpabili, immediatamente al mittente. Dopo un lungo girovagare tra Argentina (Belgrano, Lanus e Arsenal) e Europa (Burgos) è finalmente esploso nella fredda e glaciale Svezia riuscendo a conquistare un’ Allsvenska League. I miracoli della vita: un figlio della Pampa, nato ad Arroyito, cresciuto a Buenos Aires e rinato in Scandinavia…
El Fortin, il soprannome della formazione del barrio Floresta, potrebbe schierare in questo Clausura una coppia di punteros made in Italy (entrambi infatti hanno il doppio passaporto) perché oltre al già citato Obolo è arrivato nel mercato invernale anche un degno compagno di reparto, un altro attaccante che in Italia ben pochi rimpiangono. Stiamo parlando di Lucas  David Pratto che nella prima parte di questa stagione ha indossato, si fa per dire, la maglia del Genoa. El camello, è chiamato così per la sua inconfondibile gobba, probabilmente non andava molto d’accordo con il Grifone e, nonostante un gol da tre punti contro il Bologna, la sua avventura sotto la Lanterna si è conclusa dopo sei mesi.
Chevanton ai tempi del Lecce
Altra squadra famosa in patria (cinque i titoli conquistati) che si può vantare di annoverare in rosa una nostra ex meteora è il Newell’s Old Boys. Nella squadra di Rosario infatti, da tre anni a questa parte, gioca Diego Mateo Alustiza centrocampista trentaquattrenne con un lungo passato calcistico in Spagna (Santander, Valladolid e Hercules) e con una brevissima apparizione in A. Nel 2000-2001, proveniente proprio dal Newell’s dove aveva trascorso tutte le giovanili, è stato acquistato dal Lecce ma, anche a causa di un brutto infortunio, lascerà una traccia impalpabile di sé. In Salento sicuramente verrà ricordato più per essere entrato nell’ affare Chevanton (poi diventato un idolo al Via del Mare) che per le prodezze sul rettangolo di gioco.
Anche il modesto All Boys, piccola società di un sobborgo della capitale sudamericana, ha riaccolto tra le sue fila uno che in Italia è diventato famoso. Gustavo Bartlet (che in questa stagione non è mai sceso in campo) sicuramente non verrà ricordato per le prodezze in campo (15 presenze e neanche un gol per un attaccante pagato 13 miliardi di lire dalla Roma di Sensi) ma per lo scandalo dei passaporti falsi. Fermo due anni per la triste vicenda che coinvolse tra gli altri anche Cafù e Recoba (ricordiamo che alla fine Baldini, dirigente della Roma, e lo pseudo erede di Caniggia furono assolti in appello), dopo essersi liberato dal contratto coi capitolini ritornò in patria dove continuò questo lungo e inesorabile declino (in sette anni, inframezzati da periodi di pausa dal calcio giocato, ben due le reti siglate!!!).   
Andujar, saracinesca dell' Estudiantes
Nell’ Arsenal di Sarandi milita invece Guillermo Burdisso, fratello minore del ben più noto Nicolas, che nel 2010-11 (dopo un ottima stagione con il Rosario Central) era tesserato, due le sue presenze, con la Roma di Totti e De Rossi. Con i colori celeste y rojo de “El Viaducto” ha finalmente ritrovato un posto da titolare con la speranza, un giorno non troppo lontano, di provare di nuovo ad emulare le gesta del suo famoso parente. L’ Union de Santa Fè ha invece appena riacquistato, proveniente dall’ Olimpo de Bahia Blanca, il talentuoso Matias Donnet, un passato non troppo glorioso con il Venezia di Zamparini, una Coppa Intercontinentale vinta con il Boca ai danni del Milan (con un suo gol in finale) e un legame indissolubile con i Tatengues (l’ Union) visto che la sua carriera da professionista era iniziata proprio con i colori bianco-rossi addosso.
L’ Independiente, il club detentore del record di Coppe Libertadores vinte con 7, una delle squadre più famose dell’ intero Sud America può vantarsi di avere ripreso due bidoni da Serie A, più il fratello del Principe Milito, micidiale puntero dell’ Inter. I due bidoni sono Carlos Matheu, difensore in forza al Cagliari nel 2008-09, scappato (a causa di inspiegabili motivi personali) letteralmente dalla Sardegna dopo una sola stagione e ritornato immediatamente con quei Diablos Rojos con cui era cresciuto fin da ragazzo e El Tecla (il tasto) Ernesto Farias, bomber di razza in patria (più di 150 gol realizzati in Argentina) e fantasma con la divisa del Palermo (solo 2 reti in Coppa Italia in metà stagione).
un intervento di Maximiliano Pellegrino
Doppietta di ex anche per il Colon di Santa Fè che, oltre all’ allenatore Nestor Sensini (17 stagioni da giocatore in Italia), annoverano Maximiliano Pellegrino, quattro anni da noi tra Atalanta e Cesena, e Javier Ernesto Chevanton indimenticato bomber del Lecce di Delio Rossi (tutt’ora detiene il record di gol con la maglia giallorossa) e con una fugace apparizione anche all’ Atalanta.
Il San Lorenzo de Almagro, altro storico club argentino, ha come perno difensivo quel Jonathan Bottinelli visto per poco più di sei mesi con la maglia blucerchiata della Samp (in quel periodo anche un gol decisivo in Europa League) e rispedito nel mercato invernale proprio al Ciclon per problemi di adattamento. Da comparsa del Marassi a idolo del Nuevo Gasometro…gli strani casi della vita.
L’ Estudiantes di La Plata, dopo aver permesso al vecchio e logoro Juan Sebastian Veron di svernare dopo una lunga carriera europea, ha da poco ingaggiato il secondo portiere della nazionale e fino a qualche mese fa titolare della porta del Catania Mariano Andujar, scappato a dicembre dalla Sicilia per fare ritorno in patria.
Altre vecchie conoscenze dei nostri campi sono: lo sconosciuto Manuel Pablo Garcia, attaccante del San Martin de San Juan visto da noi con il Riccione, il Matera e il Campobasso. Il portiere Sebastian Saja, un lontano passato nel Brescia, e l’ ex livornese Gaston Cellerino militano nel Racing di Avellaneda; l’ ex barese Mariano Donda invece ha appena abbandonato il Godoy Cruz per trasferirsi alla corte di Maradona in Arabia.
l' ex catanese Ezequiel Carboni
Da libro cuore invece la storia di Ezequiel Carboni. Dopo un triennio con il Catania, club più che avvezzo all’ acquisto di sudamericani, nel luglio 2011 si svincola dal club e firma un contratto con il Banfield. L’ avventura con El Taladro (il soprannome con cui è conosciuto il club) termina però in maniera alquanto rocambolesca. Nel gennaio di quest’ anno, dopo essere stato fotografato con il figlio a comprare nello store ufficiale del Lanus (squadra storicamente odiata dai tifosi bianco-verdi), a causa delle minacce degli ultras è costretto a rescindere il suo contratto e a intraprendere una nuova carriera, quella di allenatore proprio nelle giovani del Lanus, il club che lo aveva visto crescere.
la gioia di Camoranesi e Trezeguet
Tra i numerosi giocatori citati non possono mancare due personaggi che hanno fatto la storia del calcio mondiale, italiano e soprattutto juventino. Due ex campioni del mondo (uno con l’ Italia e l’ altro con la Francia) che hanno preferito tornare a casa  per terminare una carriera ricca di successi. Mauro German Camoranesi, otto anni sotto la Mole, 55 presenze in Nazionale e protagonista assoluto ai Mondiali 2006 è sbarcato in quel di Lanus per riavvicinarsi a casa e cercar di portare El Granate ad uno storico bis dopo la vittoria nell’ Apertura 2007. David Trezeguet, capocannoniere straniero all time della Juventus, un Mondiale e un Europeo con la nazionale transalpina è voluto tornare sul Mar de la Plata per compiere l’ ultima impresa di una carriera eccezionale, riportare in prima divisone il retrocesso River Plate (la squadra più blasonata d’ America) a suon di gol…