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giovedì 17 ottobre 2013

UNDER 20: PER L' ITALIA UN PAREGGIO BEFFA CONTRO LA SVIZZERA


Italia: 4-4-1-1 Pigliacelli, Fiamozzi, Pecorini (13'st Liviero), Barba, Camigliano (24'st Biraschi), Politano, Vassallo (40' st Moroni), Benassi, Schiavone (24'st Sampietro), Beltrame (34'st Pacifico), Gomez (16' st Moreo). Panchina: Di Gennaro, Farago', Palma. All. Evani
Svizzera: 4-4-2 Pelloni, Angha, Alui, Regazzi, Gulen, Untersee, Jackle (30' st Corbaz), Dessarzin (1' st Lavanchy), Kryeziu, Bertone (20' st Aliji), Sessolo (20' st Karlen), Simunac (27' st Wuthrich). Panchina: Salvi. All. Ryf
Arbitro: Tomasz Musial (Polonia)

Marcatori: 2' Schiavone (Italia U20), 90+3' Karlen (Svizzera U20)

  

Lumezzane: davanti ad un folto pubblico, per lo più ragazzini e addetti ai lavori (dall' ex ct dell' Italia Vicini al direttore sportivo del Varese Milanese passando per uno svariato numero di procuratori, osservatori e allenatori), l'under 20 guidata dell' ex bandiera rossonera Alberigo Evani fa un'ottima figura ma torna a casa con un pareggio che reclama rabbia. La gara era valida per la terza giornata del torneo delle quattro nazioni (alla conclusione del quadrangolare manca il doppio confronto con la forte Germania, vincitrice delle ultime tre edizioni, e il ritorno con la Polonia) e, per adesso, sia gli azzurri che gli elvetici comandano il raggruppamento con 5 punti.

La superiorità degli italiani è parsa netta, soprattutto nel primo tempo, ma si sa che la legge del calcio è implacabile e quando si sbaglia troppo sottoporta, per sfortuna, bravura del portiere o imprecisione, si viene poi puniti dall' unica disattenzione dell' intero incontro. La squadra di Evani, formata soprattutto da giovani che militano in serie B (ma che hanno fatto le giovanili nelle grandi del nostro calcio) e in Lega Pro, l' unico che gioca in serie A è Benassi del Livorno, è partita subito fortissima e dopo neanche due minuti è passata in vantaggio. Da una sponda di Stefano Beltrame, gioiellino delle giovanili bianconere e probabilmente migliore in campo, è arrivato il gol di Andrea Schiavone, anche lui scuola Juve e parcheggiato al Siena, che con un missile da fuori area ha battuto il portiere rossocrociato. Durante la prima frazione gli azzurrini avrebbero la possibilità di chiudere l' incontro ma i vari Gomez, Vassallo, Camigliano e Pecorini non sono fortunati e i loro tiri sbattono o sui legni o sulle manone di Pelloni.

Nella ripresa, complici anche i numerosi cambia effettuati dai due allenatori e il caldo opprimente che si respira a Lumezzane, il gioco scema e quando tutto sembra incanalato verso una risicata ma meritatissima vittoria ecco il patatrac. Con le due squadre in dieci, al ventisettesimo era stato espulso lo svizzero Regazzi per fallo da ultimo uomo mentre dieci minuti dopo era toccata la stessa sorte all' empolese Barba, questa volta per doppia ammonizione, la Svizzera riesce a costruire le uniche due occasioni del match. In pieno recupero l' attaccante del Sion Gaetan Karlen prima si vede respingere una doppia conclusione dall' estremo difensore pescarese Pigliacelli ma poi, sfruttando una dormita colossale della difesa italiana , riesce ad insaccare l' insperato gol del pareggio. Un pareggio beffa che fa male al morale della truppa di Evani, che ha comunque mostrato ottime individualità come Pecorini del Cittadella o Vassallo del Sud Tirol , ma che, siamo sicuri, servirà da lezione per i prossimi impegni internazionali di questi giovanissimi campioni in erba.


venerdì 6 settembre 2013

Calciomercato: le pagelle della serie A



Roma: (6,5) gli addii di Lamela e Osvaldo in direzione Premier League bruciano ancora ma la Roma ha comunque operato bene sul mercato. Morgan De Sanctis, anche se in fase calante, dà maggior sicurezza di Stekelenbourg o Goichoicea. Benatia e Maicon, se ritorna ad essere quello dell' Inter, rafforzano, non poco, la difesa. Il colpo Strootman a centrocampo è da dieci e lode (del giovane olandese si dice proprio un gran bene) mentre davanti i due partenti sono stati rimpiazzati da Ljiaic, chiamato alla conferma dopo la stagione di Firenze, e dal pupillo del tecnico Garcia, quel Gervinho che hai tempi del Lille aveva stupito tutti. Aspettando il rientro di Destro tutto sarà sulle spalle dell' inossidabile capitan Totti che, con il ritrovato De Rossi di quest' inizio anno, dovrà caricare al massimo l' ambiente romano verso la corsa alla Champions.

Sampdoria: (5,5) dopo lo straordinario lavoro di Delio Rossi nella passata stagione ci si poteva aspettare qualcosa in più dalla campagna acquisti. Difesa pressochè invariata con il solo Salamon, arrivato via Milan nell' operazione Poli, che può giocarsi un posto da titolare. Centrocampo e attacco mi appaiono pieni di lacune. Nella linea mediana del campo gli addii di Poli e Munari non sono stati adeguatamente rimpiazzati. Bjarnason, retrocesso l' anno scorso con il Pescara, e il ritorno di Eramo dal prestito al Crotone sono poca roba. Davanti Gabbiadini è indubbiamente un bel colpo ma non può giocare da prima punta, Petagna in prospettiva sembra forte ma è troppo giovane per avere i galloni da titolare mentre i Sansone e i Pozzi non garantiscono gol a sufficienza. Stagione difficile anche se mister Rossi è capace di compiere miracoli.

Sassuolo: (6) la squadra sembra un giusto mix tra gioventù ed esperienza ma l' inizio non è stato dei migliori. Pegolo, Ziegler, Acerbi, Rossini, Schelotto, Marrone e Floro Flores sono tutti giocatori che in serie A ci stanno e pure bene. I due giovani attaccanti Berardi e Zaza mi intrigano e sono curioso di vedere come si comporteranno in massima serie. L' entusiasmo di una piazza che è al debutto in questa categoria può essere l' arma in più ma attenzione che i risultati non devono attardare ad arrivare, salvezza difficile ma non impossibile.




Torino: (6) nonostante l'addio sanguinoso del capitano Rolando Bianchi, anche se dare i ranghi di prima punta a Ciro Immobile è un azzardo, la squadra non sembra costruita male. I due portieri Padelli e Berni, che devono sostituire lo squalificato Gillet, non sembrano fenomeni e forse puntare su un nome più gettonato non sarebbe stato male. In difesa Bovo, Moretti e Pasquale aggiungono carisma e qualità, attenzione anche a Maksimovic di cui si parla bene, a centrocampo, oltre alla conferma di Brighi, i nuovi acquisti Farneraud, Bellomo e El Kaddouri formano un giusto mix mentre davanti tutto passerà ancora dai piedi di Cerci (riscattato a peso d'oro) con Larrondo, giocatore interessante, che dovrà alternarsi nel ruolo di prima punta con lo scugnizzo napoletano arrivato dal Genoa.

Udinese: (6) per la prima volta da molti anni a questa parte la famiglia Pozzo ha trattenuto i suoi gioielli, eccezion fatta per Benatia. La conferma di Danilo, Basta, Pereyra e Muriel però vuol dire già tanto. L' ennesima cocente eliminazione nei preliminari di Coppa potrebbe portare risvolti negativi a livello psicologico ma Guidolin è comunque un maestro nel saper risollevare la situazione. La coppia Di Natale-Muriel garantisce caterve di gol e dovrà far da chioccia al promettentissimo duo Lopez-Zielinski. In difesa il portiere Kelava, sostituto dell' infortunato Brkic , non sembra una sicurezza ma per il resto la squadra è quella della stagione passata. Piazzamento a ridosso delle coppe con la possibilità che i vari Jadson o Bruno Fernandes possano diventare galline dalle uova d'oro.

Verona: (5,5) il Bentegodi e la voglia di rivalsa dopo anni bui potrebbero essere i motivi della salvezza dell' Hellas. Squadra non eccelsa soprattutto in difesa. Cacciatore, Maietta e Moras non hanno la guista esperienza a questi livelli mentre i nuovi arrivati Marquez e Gonzalez sono delle incognite. Il centrocampo invece non è male Donati, Romulo, Hallfredsson, Donadel e la scommessa Cirigliano sembrano promettere bene. L' estro e la fantasia passano per i piedi di Jorginho, Martinho (entrambi acerbi a certi livelli), dell' ex genoano Jankovic e dell' estroso Iturbe, tutti pronti a innescare una bocca da fuoco come Luca Toni (vecchio e logoro ma sembre pericoloso di testa). Juanito Gomez e Cacia completano un attacco che non garantisce il giusto numero di gol per dormire sonni tranquilli.

giovedì 5 settembre 2013

Calciomercato: le pagelle della Serie A


Inter: (6) Mazzarri è il colpo di quest'anno anche perchè il tecnico livornese è estremamente bravo, forse un po' troppo piagnucoloso ma preparato per competere a certi livelli. L' ex trainer del Napoli aveva chiesto a più riprese esterni adatti al suo gioco ma la società gli ha messo a disposizione solamente Wallace, giovane scommessa arrivata dal Chelsea, con la speranza di rigenerare letteralmente Jonathan e Pereira senza dover spendere soldi. Difesa low cost con gli arrivi a parametro zero di Campagnaro (pupillo del mister) e di Andreolli. A centrocampo l' arrivo di Taider dal Bologna aumenta notevolmente le possibilità di scelta anche se l' incognita vera è rappresentata dall' attacco. Palacio è un punto fermo, Milito dovrebbe rientrare a breve dall' infortunio al ginocchio ma è comunque un punto interrogativo, Icardi e Belfodil (13,5 milioni per la comproprietà dei due) invece appaiono troppo acerbi (non saranno mai dei campioni) per consentire ai nerazzurri di puntare al titolo. L' incertezza societaria poi alla lunga potrebbe portare ulteriori danni ad una società quasi allo sbando.

Juventus: (7-) Tevez, Llorente e Ogbonna sembrerebbero tre acquisti perfetti in una meccanismo già rodato e che dovrebbe facilmente rivincere lo scudetto, ma a guardare meglio qualche piccola crepa nella macchina da guerra bianconera c'è. L' ex capitano del Toro è un buon acquisto per la linea difensiva ma probabilmente i 13 milioni spesi per il suo arrivo sono eccessivi (vista anche l' intoccabilità del trio Barzagli-Bonucci-Chiellini non so quante partite possa giocare dall' inizio), Llorente, arrivato a parametro zero dall' Athletic Bilbao, doveva partire come titolare ma non sembra aver convinto molto il tecnico leccese che avrebbe visto meglio l'addio dello spagnolo rispetto a quello di Matri. La partenza, direzione Sunderland, di Giaccherini se da un punto di vista economico è ineccepibile da quello tecnico lascia un vuoto che non è stato colmato. Con la sua duttilità il piccolo centrocampista toscano poteva sostituire al meglio uno dei mediani juventini (Pogba, Marchisio o Vidal) mentre ora la coperta è un po' corta. Le soluzioni Padoin, che Conte vede più come esterno, o Asamoh, che si sposterebbe dalla fascia sinistra, non convinco appieno e probabilmente un uomo in più avrebbe fatto comodo, viste anche le numerose competizioni. Anche a sinistra, visto che fino all' ultimo si è cercato Zuniga, i vari Peluso e De Ceglie, oltre al ghanese, non rappresentano quella sicurezza che dovrebbe portare i torinesi almeno nelle prime quattro d'Europa. Insomma squadra fortissima, senza eguali in Italia ma per vincere la Champions serve altro...

Lazio: (5,5) la vicenda Yilmaz rasenta il ridicolo anche perchè un attaccante del genere avrebbe fatto molto comodo a Petkovic, la soluzione Perea, preso in extremis nelle ultime ore di mercato, è un paliativo. Felipe Anderson e Lucas Biglia sono ancora due punti interrogativi. Il primo è un oggetto misterioso, visti anche gli oltre otto milioni sborsati per strapparlo al Santos, il secondo invece non si è ancora adattato al meglio al gioco dei romani. Squadra comunque pericolosa, non da Champions, perchè avere davanti gente come Klose, Candreva e Hernanes vuol dire poter segnare in qualsiasi momento. I veri problemi sono in difesa, i vecchi Dias, Biava e Ciani non rappresentano certo un simbolo di sicurezza (gli 8 gol presi dalla Juve in due gare la dicono lunga) e, visto anche l' addio di Diakite, bisognava operare una massiccia rivoluzione nel reparto. Mezzo punto in meno anche per la diatriba con il Chievo sul caso Berisha, scippare ai poveri clivensi un portiere albanese di 24 anni quando in porta Marchetti è intoccabile non è stato molto elegante.

Livorno: (5,5) l' esperienza dei vari Biagianti, Rinaudo, Coda e Greco, un mix di giovani arrivati dalle grandi (Inter in primis): Duncan, Benassi, Mbaye, Bardi, Botta oltre alle solite scommesse sbarcate da chissà dove (Mosquera, Miguel Borja e Valentini i nomi caldi) fanno del Livorno una delle più serie candidate alla retrocessione. La coppia d' attacco formata da Paulinho, mister 10 milioni, e dal neo arrivato Emeghara, sorpresa dello scorso campionato, promette scintille ed è probabilmente una delle poche certezze di una squadra enigmatica ma che lotterà fino alla fine per l'agognato traguardo.

Milan: (6) “siam venuti fin qua, siam venuti fin qua per vedere segnare Kakà”, era questo il ritmo di un coro della curva di qualche anno fa e siamo curiosi di vedere se il figliol prodigo riuscirà a ritornare quello che aveva trascinato il Milan in cima al mondo. Gli anni passano per tutti e sono convinto che la minestra riscaldata in salsa brasiliana sarò un po' indigesta a Galliani & co. Se Carlo Ancelotti, l' allenatore che più di ogni altro ha inciso nell' esplosione del talento verde oro ai tempi del diavolo, l' ha lasciato andare praticamente gratis un motivo ci sarà. Comunque riuscire a piazzare Boateng, che nessuno voleva, a più di 10 milioni di euro, dopo l' unica partita giocata bene negli ultimi due anni è un colpo degno del miglior Harry Potter. Allegri pestava i piedi per avere una prima punta ed è stato accontentato adesso vediamo come risolverà il problema di far coesistere Balotelli, Matri ed El Sharaawy. L' indiziato numero uno per stare in panchina sembrerebbe il Faraone, triste, abulico non sembra nemmeno lontano parente del giocatore che l' anno scorso aveva trascinato i rossoneri nella prima parte dell'anno (ma, se fosse vero, perchè non cedere un calciatore sopravvalutato come l' italo-egiziano alle cifre che erano trapelate?). L' attacco è stellare ma i veri problemi sono dietro: Mexes, Zapata, l' infortunato Bonera e quel Silvestre scartato dall' Inter non danno troppe garanzie, un centrocampo con De Jong, Poli, Muntari e Montolivo fa quasi ridere se paragonato a quello delle grandi d' Europa. Ottavi di Champions e terzo posto in campionato gli obiettivi più alla portata, nulla più...

Napoli: (6,5) Cavani, Campagnaro e De Sanctis out, Higuain, Callejon, Mertens, Albiol, Reina e Zapata in. Via Walter Mazzarri, eroe del Vesuvio, dentro quel Benitez che rese grande il Liverpool. Le prime due giornate di campionato dicono che dal cambio ci abbiano guadagnato i partenopei ma alla lunga l' assenza del miglior centravanti del mondo si farà sentire eccome. Cavani faceva reparto da solo, risolveva le partite con giocate sopraffine, il buon Higuain è ottimo attaccante ma ha bisogno della squadra per rendere al meglio e segnare. Callejon, Hamsik, Pandev, Mertens e Insigne completano un reparto di trequartisti ben assortiti e di tutto rispetto. In mezzo al campo il trio svizzero Behrami-Inler-Dzemili è numericamente insufficiente per le tre competizioni ma i problemi maggiori arrivano nel reparto difensivo. Albiol, Britos, il dimenticato Cannavaro e Fernandez non sono sicuramente dei campioni (i due gol presi col Chievo sono un indizio) mentre Zuniga e Maggio, autentiche frecce nel 3-5-2 di mazzariana memoria, avranno non pochi problemi ad adattarsi alla linea difensiva a 4 perchè in fase di copertura non danno le dovute garanzie. Lotteranno fino alla per il secondo/terzo posto ma per impensierire la Juve ci vuole ben altro

Parma: (6,5) i cent'anni della società emiliana dovevano essere ben festeggiati e per questo Ghirardi ha fatto le cose in grande. Antonio Cassano è il catalizzatore di una squadra che ha comprato molto e bene. Difesa puntellata con gli arrivi di Felipe e Cassani, centrocampo irrobustito da Gargano, Cibsah, Obi e Munari, davanti invece oltre ai confermati Amauri, Biabiany e Sansone il sopracitato Cassano. Donandoni avrà l' imbarazzo della scelta e siamo sicuri che i giallo blu saranno una delle sorprese della stagione.

Calciomercato: le pagelle della Serie A


Atalanta: (6) l' arrivo dell' esperto Mario Yepes dal Milan, il ritorno del figliol prodigo Giulio Migliaccio dal Palermo, il riscatto di Cigarini dal Napoli (2,2 milioni sborsati per la compropietà) e la scommessa Constantin Nica (1,6 milioni il valore del suo cartellino) sono i colpi di un Pierpaolo Marino che, in questa sessione di calcio mercato, ha preferito rimanere pressochè immobile (anche in fase d' uscita gli unici soldi arrivati in quel di Bergamo sono i 4,8 milioni della Juve per il riscatto di Peluso). D'altronde la squadra negli ultimi due anni si è ben comportata raggiungendo due salvezze tranquille (la prima partendo anche da una penalizzazione record) e cambiare troppo poteva essere controproducente.

Bologna: (5) Guarente, Gabbiadini, Gilardino e Taider, quattro colonne portanti della squadra dello scorso anno, se ne sono andati e oggettivamente non sono stati degnamente sostituiti. Rolando Bianchi, Davide Moscardelli, Jonathan Cristaldo e il ritorno di Acquafresca non danno le dovute certezze in fatto di gol realizzati. Della Rocca e Mantovani, che arrivano da stagioni dove non hanno mai praticamente visto il campo, sono due giocatori che dovranno aiutare le scommesse Laxalt, Yaisien e Cech ad integrarsi al nostro campionato. Se Diamanti, nell' anno del mondiale, disputerà una stagione monstre allora il buon Pioli potrebbe festeggiare un'altra salvezza miracolosa altrimenti saranno sofferenze fino alla fine.

Cagliari: (sv) senza voto perchè praticamente il mercato del Cagliari, contando solo il ritorno di Avelar dal prestito in ucraina, non è mai neppure iniziato. Aver resistito alla tentazione di far partire, a suon di milioni si intende, dalla stupenda Sardegna i vari Astori, Naiangolan, Pinilla e Agazzi equivarrebbe ad un bell' otto in pagella ma l' immobilismo del mercato in entrata equivale a non prendere il voto.

Catania: (5) grandi cambiamenti sia in campo che dietro la scrivania. Nell' organigramma societario spicca l' addio di Gasparin e l' arrivo come vice-presidente, direttore sportivo, direttore generale e factotum del procuratore argentino Pablo Cossentino (mi sa che dal cambio ci ha perso Pulvirenti). Ma è dal rettangolo verde che arrivano i maggiori dolori. Gli addii di due pezzi da novanta come El Papu Gomez, corteggiato a lungo da grandi club come Milan, Inter, Fiorentina e Atletico e andato in Ucraina per giocare la Champions (peccato che il Metalist sia poi stato escluso dall' Uefa per illeciti sportivi), e di Francesco Lodi, passato al Genoa in cambio di tale Tachsidis, giocatore assai sopravvalutato, indeboliscono troppo la squadra rivelazione dello scorso campionato. I vari Monzon (3,3 milioni al Lione), Gino Peruzzi (3,4 milione dal Velez e l' incognita dei tempi di recupero dall' infortunio al ginocchio), Sebastian Leto (svincolatosi dal Panathinaikos dopo un paio di stagioni completamente ai box) e Jaroslav Plasil sono delle vere e proprie incognite. Vediamo se anche quest'anno Maran e Pulvirenti vinceranno la loro scommessa...
 
Chievo Verona: (6) l' aver trattenuto Thereau e l' arrivo in panchina di un allenatore serio e preparato come Beppe Sannino sono sinonimi di salvezza assicurata. Tanti movimenti minori sia in entrata che in uscita con i vari Sestu, Acosty, Radovanovic, Estigaribbia e Calello, tutti con esperienza in serie A, come ciliegine su una torta che dovrebbe per l' ennesima volta festeggiare la permanenza in massima serie


Fiorentina: (7) se Pepito Rossi, uno che fino a due anni fa era titolare in Nazionale, è quello delle prime giornate ci sarà da divertirsi. Attacco stellare completato da Super Mario Gomez, uno che ha lasciato il Bayern dopo aver conquistato tutto, da un Cuadrado ormai esploso ai massimi livelli con gente come Ilicic e Joaquin seduta in panchina. Ottimo anche il centrocampo dove l' arrivo di una vecchia volpe come Ambrosini garantisce esperienza, forse un vice Pizarro serviva ma è come trovare un pelo nell' uovo. Difesa non irreprensibile dove Roncaglia, Savic e Tomovic non sono proprio fenomeni ma sicuramente lotteranno fino alla fine per conquistare un posto in zona Champions.
 
 
Genoa: (4,5) come tutti gli anni Preziosi stupisce tutti con le sue invenzioni. Chiama come direttore sportivo Delli Carri, che l' anno scorso aveva letteralmente distrutto il Pescara dei miracoli con le sue operazioni sballate, da la panchina a Fabio Liverani, la cui unica esperienza sono stati gli allievi regionali del Grifone!!!, e rivolta come un calzino la squadra che l' anno scorso si era salvata a stento. In porta prima danno fiducia a Perin, che commette svariati errori, salvo poi comprare all' ultimo secondo Bizzarri dalla Lazio. La difesa non è malaccio dove ai confermati Portanova e Manfredini si sono aggiunti anche Gamberini, Antonini e Marchese ma negli altri due reparti sorgono perplessità (soprattutto per i numerosi acquisti). Cofie e Stoian dal Chievo, Vrsaljiko dalla Dinamo Zagabria, Lodi dal Catania, Fetfatzidis dall' Olympiakos a cui aggiungiamo Centurion, Calaiò, Santana e il ritorno di Gilardino. I nomi sono molti e alcuni anche altisonanti ma il problema è che rivoluzionare tutti gli anni la squadra non è sempre sinonimo di vittoria anzi...

lunedì 26 agosto 2013

CHIEVO VERONA: MIRACOLO ITALIANO IN SALSA PEARA'


                                                                               

Lo sport italiano è pieno di imprese, avventure e storie al limite dell' impossibile e la favola dell' Associazione calcio Chievo Verona merita un posto di riguardo in un palcoscenico dove la volontà, il sudore e l' organizzazione la vincono alla lunga sulle logiche del business e del Dio denaro.
Vedere una squadra di un piccolo sobborgo cittadino (Chievo è una frazione di nemmeno 5000 anime) scalare pian piano le categorie professionistiche del nostro amato calcio fino ad arrivare all' agognata serie A affermandosi poi come una splendida realtà in un mondo che sta risentendo la crisi economica come non mai è un qualcosa di incredibile.
 
Probabilmente il segreto di questa squadra siede dietro la scrivania. Il binomio Campedelli – Sartori dura ormai da più di vent'anni ed è quasi impossibile ricordarsi di un sodalizio calcistico durato così a lungo. Il pragmatismo e il low-profile tenuto dai due ha sempre permesso alla formazione giallo-blu di non effettuare voli pindarici che avrebbero messo a dura prova il futuro di un club non certo ricco. Conti in regola, giocatori comprati a basso costo e poi rivenduti a peso d'oro, poche pressioni sui calciatori e sugli allenatori, la costruzione di uno zoccolo duro (in campo e nello spogliatoio) che ha permesso hai tanti volti nuovi e alle molte scommesse (spesso vinte) arrivate nei vari anni, di ambientarsi al meglio nella realtà scaligera, sono solo alcuni dei segreti di una ricetta vincente. I vari Moro, Lanna, D'Angelo, Luciano, Cossato, D'Anna, Marazzina e adesso Pellissier sono stati fondamentali per la crescita e l' esplosione di alcuni protagonisti del nostro calcio (Perrotta, Legrottaglie, Manfredini, Barone, Esposito, Santana, Amauri per citarne alcuni), esplosione che ha permesso al Chievo di costruirsi in casa i propri campioni rivendendoli con plus valenze da capogiro. Di questo il merito maggiore è di Giovanni Sartori, lodigiano di nascita ma gardesano per adozione, ex attaccante degli anni '70 e '80, e direttore sportivo dei clivensi dal 1992. l' esperienza da professionista e gli anni passati dietro la scrivania lo hanno reso uno dei direttori sportivi più preparati (grandi club come Juventus, Inter e Torino hanno più volte pensato di inserirlo nel loro organico) e l' aver rifiutato svariate volte le avance di mezza Italia (probabilmente la filosofia: meglio il numero uno in una piccola realtà che uno dei tanti in una grande piazza, calza a pennello al direttore) lo rende una mosca bianca in una vasca di squali.

Dodici campionati di serie A (solo nel 2006/07 la squadra è retrocessa) con la ciliegina sulla torta di due qualificazioni in Uefa ed una in Champions League (a seguito della triste vicenda di calciopoli) questi i numeri straordinari del Céo nella sua brevissima storia nella massima serie. Se a questi aggiungiamo le quattro stagioni disputate nell' allora C1 e le sette in serie B ci rendiamo conto di trovarci veramente a contatto con un incredibile storia dei giorni nostri. Chievo, che deriva dal latino e che vuol dire la Collina del bosco mistico, è riuscito anche nell' impresa di farci gustare un altro modo di vivere il calcio. Sugli spalti del Bentegodi, che ormai dall' epoca del professionismo ha preso il posto del mitico “Carlantonio Bottagisio” , non c'è spazio per la violenza e per il razzismo e quindi anziani, bambini e famiglie possono godersi un sano spettacolo calcistico in questa oasi felice.

Beppe Sannino, l' allenatore scelto per condurre la squadra verso l' ennesima salvezza (trainer preparato e voglioso di riscatto dopo l' anno di Palermo), siamo sicuri regalerà grandi gioie ai “Mussi Volanti” e la storica scuola campanaria di Chievo (fondata nel 1808) continuerà a lungo a suonare le campane per celebrare le vittorie dei propri beniamini.

giovedì 20 giugno 2013

Confederation Cup: Tahiti...vittima sacrificale o sorpresa?


Quando tale capitano di ventura Samuel Wallis nel 1767 fu il primo europeo ad avvistare le Isole del Vento nessuno, probabilmente per primi gli stessi abitanti di questa perla dell’ Oceano Pacifico, si sarebbe aspettato di vedere, circa due secoli e mezzo dopo, la nazionale di calcio tahitiana alla ribalta internazionale in un palcoscenico prestigioso come quello della Confederation Cup, la manifestazione che si tiene l’ anno prima della Fifa Word Cup nel paese che ospiterà la manifestazione e che racchiude la creme de la creme del gotha del calcio (i campioni dei 6 continenti più i detentori della coppa del mondo e il paese ospitante).

Tahiti, stato dove gli sport nazionali sono il rugby a 15, la gara delle canoe (la Hawaiki Nui Va’a, gara di 3 giorni tra Huaine e Bora Bora, ha un seguito incredibile), il surf e dove il calcio è surclassato addirittura dalla gara del trasporto di frutta,  arriva alla Confederation come la vincitrice della Coppa delle Nazioni Oceaniche. Una vittoria inaspettata e incredibile, 1 a 0 nella finale contro la Nuova Caledonia (che aveva eliminato a sorpresa la favoritissima Nuova Zelanda) con gol decisivo di tale Steevy Chong Hue, che spedisce i bianco rossi nella storia del calcio moderno come la più piccola nazione sia come territorio che come popolazione (gli abitanti sono circa 140 mila) a vincere un torneo di una Confederazione ufficiale.

Il ct Eddy Etaeta dovrà pregare chissà quale santi per riuscire in un impresa quasi disperata (il 7 a 0 subito in una recente amichevole con l’ Under 20 del Cile ne è la prova), cioè quella di evitare meno figuracce possibili davanti agli occhi del mondo intero. Per questo tutto è nelle mani, o meglio nei piedi, dei 23 convocati per la spedizione. La famiglia Tehau sicuramente la fa da padrona all’ interno della nazionale anche perché sono ben 4 i consanguinei che fanno parte della compagine del Pacifico (3 fratelli e un cugino) e sono, in rigoroso ordine alfabetico: Alvin, Jonathan, Lorenzo e Teaonui. Insieme ai quattro moschettieri gli unici altri giocatori di un certo spessore, se si può usare questo termine, sono il già citato Steevy Chong Hue che milita nel Fc Bleid – Gaume (formazione belga che è appena retrocessa dalla terza alla quarta divisione nazionale con il non invidiabile bottino di 3 vittorie 1 pareggio e 32 sconfitte in campionato!!!) e l’ esperto Marama Vahirua. Vahirua, un esperienza più che decennale nel campionato francese (Nantes, Nizza, Lorient, Nancy e Monaco) è l’ unico professionista del gruppo, ha disputato l’ ultima stagione con la formazione ellenica del Panthrakikos, ed è pure all’ esordio assoluto con la nazionale della sua terra di origine (in precedenza ha vestito la maglia dell’ Under 21 francese ma senza mai debuttare in quella maggiore).

Gli impegni contro la Nigeria, che tra l’ altro deve ancora sbarcare in Brasile dopo dissidi tra i giocatori e la federazione locale,  contro l’ Uruguay di Cavani e Suarez e contro i supercampioni della Spagna sono assai proibitivi (anche ricordando che l’ ultimo impegno in un torneo internazionale di Tahiti, i mondiali Under 20 in Egitto nel 2009, vide i giovani polinesiani terminare la manifestazione con la bellezza di 21 gol subito e 0 fatti) ma siamo sicuri che gli Etaeta-boys verranno rispettati e non umiliati.

Per una nazione che è ricordata solamente per le splendide spiaggie e per aver ospitato ed ispirato nelle sue opere più famose il pittore Paul Gauguin e per una nazionale che è al 138 posto della classifica Fifa (altro record battuto) già esserci è un autentico miracolo e siamo sicuri che , anche se in campo le gioie saranno minime, questa squadra entrerà nel cuore degli appassionati.

mercoledì 24 aprile 2013

Serie A 2012/13: la top undici dei flop e dei bidoni di quest’ anno

Terminata la parte dedicata ai flop dell' anno sportivo passiamo invece adesso a quella che è la formazione composta dai migliori bidoni di quest'anno. Con bidoni intendo dire coloro che grazie alle loro mirabolanti prestazioni spariranno nel dimenticatoio come un batter di ciglio.
La palma di peggior portiere dell' anno se l' aggiudica a mani basse (in tutti i sensi) tale Mauro Goicoechea. Voluto a tutti i costi dal boemo Zeman si conquista i galloni del titolare dopo qualche giornata e nonostante una sicurezza tutt'altro che disarmante rimane a difendere la porta della Roma per ben 14 partite prima che l' ennesima clamorosa papera costringa Zeman a rispolverare il povero Stekelenbourg.
Nella difesa a quattro trovano posto due giocatori del Bologna di Silvio Pioli. L' uruguagio Mathias Abero, 7 comparsate nel corso dell' anno, e il brasiliano Naldo. Arrivato sotto Le Due Torri dall' Udinese, via Granada, di lui si sono perse le tracce da quando si fece beffare in maniera incredibile da Mirko Vucinic. Un posto d' onore in questa formazione lo merita anche Bruno Uvini. Costato 3 milioni di euro al Napoli di De Laurentis, sia con i partenopei che con il Siena (al quale è approdato a gennaio) ha disputato la bellezza di 0 minuti di gioco.
Stesso discorso fatto per il brasiliano anche per l' uruguagio Alexis Rolin del Catania. Quasi 4 milioni per un difensore non sono bruscolini e le prestazioni fornite dal roccioso ex centrale del Nacional (solo 8 presenze chiuso dai vari Legrottaglie, Spolli e Bellusci) non possono salvarlo minimamente dalla critica.
Nel mio centrocampo a tre fantasia al potere: "O Mago" Maiocosouel, 5.3 milioni al Botafogo per assicurarselo da parte dell ' Udinese, è rimasto con la testa a quel maledetto cucchiaio nella famigerata lotteria dei rigori nei preliminari di Champions contro il Braga e non ha mai dimostrato il suo vero valore. Accanto a lui l' ex promessa del calcio ellenico Sotiris Ninis. Dopo alcuni anni di anonimato, complici numerosi problemi fisici, al Pana si pensava che potesse risorgere a nuova vita, agonistica si intende, ma a Parma non si ricorderanno per molto tempo le prestazioni del "Messi greco".  
Il terzo pseudo fenomeno che compone questo centrocampo è tale Alejandro Faurlin, una modesta carriera nella natia Argentina (Rosario, River, Atletico de Rafaela e Instituto de Cordoba) e qualche stagione positiva con la maglia del QPR prima del trasferimento nel Palermo del focoso Zamparini, due partite in mezzo al campo (da gennaio a questa parte) e di lui si sono perse le tracce…desaparecido.
Tridente delle meraviglie, si fa per dire, composto da James Troisi, esterno d’attacco di origini australiane che nell’ Atalanta di Colantuono (è arrivato via Juve nell’ affare Gabbiadini) è riuscito a collezionare ben 5 presenze in tutta la stagione. L’ aussie però è in bella compagnia, a completare questo trio ci mettiamo “El Gordo” Mauricio Ezequiel Sperduti, arrivato a Palermo in pompa magna dopo una lunga carriera nel Newell’s, non è mai nemmeno sceso in campo in gare ufficiali e…ciliegina sulla torta quel Milton Caraglio che al suo sbarco in Italia promise al Pescara mari e monti (anche perchè è proprio di origini abruzzesi e quindi orgoglioso di tornare nella lontana terra dei suoi avi) ed invece è riuscito nell’ impresa di perdersi all’ interno dell’ armata Brancaleone costruita dall’ esimo Delli Carri.
 
GOICOECHEA
ABERO  ROLIN  NALDO  UVINI
MAICOSUEL  FAURLIN  NINIS
TROISI  SPERDUTI  CARAGLIO
 
 

 

martedì 23 aprile 2013

Serie A 2012/13: la top undici dei flop e dei bidoni di quest’ anno


La stagione volge al termine ed, anche se i bilanci di fine anno non sono ancora stati definiti, è arrivato il tempo di delineare due ipotetici undici (compreso di panchinari) di coloro che ritengo, a mio modesto avviso, i flop ed i bidoni di questa lunga, bella ed entusiasmate stagione sportiva.

Nella flop 11 inseriamo in porta Federico Agliardi, diventato titolare a Bologna dopo l’ addio di Gillet e gli infortuni di Curci, sempre in discussione (tanto che a gennaio al Bologna sono stati accostati almeno una decina di portieri) e protagonista di errori banali che gli sono costati, vita natural durante, il posto.

Difesa a tre composta da Matias Silvestre, esploso a Catania, confermatosi ad alti livelli a Palermo (soprattutto per le sue doti da goleador) ma diventato improvvisamente lento, insicuro, pasticcione e confusionario sotto la Madonnina, degno compare di reparto l’ ex “cugino” Francesco Acerbi. Venduto a peso d’oro dall’ ottimo Sartori al Genoa, un passaggio degno di un infima comparsa di Hollywood in quel di Milanello per qualche mese e il ritorno, diciamo stentato, al Chievo per questi ultimi mesi. Ultimo ma non ultimo Rolando Jorge Pires de Fonseca, difensore capoverdiano accostato non più di un paio di stagioni fa ai più grandi club europei, sbarcato a Napoli in un giorno di gennaio 2013 direttamente dal Porto (club con il quale ha conquistato 11 trofei tra cui un Europa League) e probabilmente perdutosi tra le vie di Posillipo (quello sceso in campo tre volte in campionato e due in europa penso sia il fratello gemello scarso).

Centrocampo a quattro con i due esterni che arrivano direttamente dalla Pinetina. A destra, novello Felice Centofanti, come non inserire Ezequiel Matias Schelotto. Da quando è arrivato all’ Inter, non che nei primi mesi all’ Atalanta abbia fatto faville, ha collezionato una serie impressionante di prestazioni imbarazzanti (gol nel derby a parte).

A sinistra menzione d’ onore per quell’ Alvaro Daniel Pereira Barragan che, dopo essere costato quasi 11 milioni di euro alle casse di Moratti & C, non ha fatto rimpiangere i vari Brechet, Gresko e Georgatis. In mezzo al campo azzardiamo mettendo due centrocampisti con caratteristiche prettamente offensive ma con le polveri decisamente bagnate. Il primo è quel Marco Rigoni che, dopo essere esploso la stagione passata (esordio in serie A a 32 anni condito da 11 reti) con la maglia del Novara,  quest’ anno sembra ritornato quell’ eterna promessa mai definitivamente sbocciata (i paragoni con Del Piero negli anni addietro si erano sprecati) e, prima a Verona (sponda Chievo), poi a Genova non ha lasciato traccia palpabile del suo passaggio. Al suo fianco mettiamo quel Matias Ariel Fernandez che alla Fiorentina non è mai riuscito ad imporsi come invece hanno fatto i suoi ex compagni al Villareal Rodriguez e Borja Valero. “El Pelusa”, calciatore sudamericano nell’ anno 2006, complici numerosi infortuni e alcune prestazioni sottotono è finito infatti ai margini del progetto Della Valle.

Per comporre il tridente offensivo c’era solo l’ imbarazzo della scelta ma le mie “preferenze” sono cadute su Bojan Krkic, Maxi Lopez e Ciro Immobile. Bojan canterano blaugrana, dopo aver deluso l’ anno scorso a Roma si è ripetuto quest’anno anche con la maglia del Milan. Il riscatto, fissato a 15 milioni di euro, per uno che nelle gerarchie di mister Allegri è stato sorpassato dai vari Robinho, Niang e Pazzini sembra pura utopia.

Maxi Gaston Lopez, partito come il punto di riferimento dell’ attacco della Samp ed arrivato a Bogliasco come la ciliegina sulla torta per il ritorno blucerchiato in serie A non è mai riuscito ad imporsi. A causa di numerosi problemi fisici (solo 14 le presenze stagionali) e anche per l’ esplosione di Maurito Icardi (sono convinto che il suo sia solo un fuoco di paglia) gli spazi tra i titolari si sono chiusi e “el rubio” si è dovuto accontentare solo delle briciole.

 Dall’ altra parte del Tigullio invece è Ciro Immobile, ma non solo lui a dire la verità, ad aver reso molto meno rispetto a quelle che erano le aspettative di inizio stagione. Arrivato alla corte di Preziosi come il nuovo golden boy del calcio italiano, frutto dei 28 gol realizzati con la maglia del Pescara nella splendida cavalcata della banda Zeman verso la serie A, è partito anche in maniera abbastanza positiva ma poi, con il passare del tempo, si è capito che ne deve ancora passare di acqua sotto i ponti prima che l’ impatto dello scugnizzo di Torre Annunziata sulla serie A sia quello che tutti si aspettavano.

Allenatore di questa suddetta squadra è sicuramente Gasperini, essere esonerato da Zamparini non è una novità ma esserlo per ben due volte in mezza stagione vuol dire rasentare il ridicolo.

Come Direttore sportivo mettiamo sicuramente quel Daniele Delli Carri che in una sola stagione è riuscito a distruggere lo splendido Pescara dell’ anno passato. Una tale accozzaglia di stranieri che nemmeno un barcone della speranza diretto a Lampedusa se li sogna. Croati, brasiliani, islandesi, svedesi, slovacchi, colombiani, serbi, italiani ormai a fine carriera e onesti mestieranti da serie B, in parole povere una retrocessione già scritta ad inizio estate.

  
 
AGLIARDI
 
SILVESTRE    ACERBI   ROLANDO
 
SCHELOTTO   RIGONI   MATI FERNANDEZ   ALVARO PEREIRA
 
BOJAN   MAXI LOPEZ   IMMOBILE
 
Panchina: Ujkani; Juan Jesus, Kroldrup, Diakitè; Balzaretti, Ederson, Merkel, Olivera; De Luca, Nenè, Ranegie
             

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 21 marzo 2013

JOHAN VONLANTHEN: DALLE ALPI ALLE ANDE PREDICANDO IL SIGNORE…


Tutti ricorderanno il famosissimo gioco da tavola Indovina Chi, parafrasando questo noto successo della MB (Milton Bradley/Hasbro) cerchiamo di scoprire chi è stato uno dei bidoni più colossali dell’ ultra centenaria storia calcistica del Brescia Calcio.
Colombiano, atleta di cristo, nazionale svizzero, attaccante, più giovane calciatore di sempre ad aver realizzato un gol agli Europei (Svizzera-Francia, Euro 2004), ex Psv Eindhoven, sbarcato dalle parti del Sebino nell’ annus horribilis 2005. Non avete ancora capito di chi stiamo parlando?Non è Robert, non preoccupatevi. I profani forse non se lo ricorderanno ma gli amanti del football nostrano sicuramente si, anche se dopo un attimo di riflessione. Stiamo parlando di Johan Vonlanthen, punteros elvetico arrivato alle Rondinelle nell’ inverno di ormai otto anni fa e sparito nel dimenticatoio come un batter di ciglia.

Nato nella calda e bellissima Santa Maria, grossa cittadina della Colombia che si affaccia sul mar dei Caraibi, cresciuto e divenuto calciatore nella fredda Berna, esploso in Portogallo ad Euro 2004 (suo il gol del pareggio della nazionale rosso crociata contro la Francia), invulso e abulico con la divisa della “Leonessa d’ Italia”, riscopertosi vincente con la maglia del Red Bull Salisburgo addosso (due scudetti in tre anni di cui il primo con il vecchio Trap in panchina) e diventato infine predicatore avventista nella lontana e natia terra de “los cafeteros”.
Certo per il Brescia post era Baggio rimanere in serie A era quasi un miraggio, visto che in attacco i biancoblu potevano su contare su “campioni” del calibro di Marc Nygaard o Luigi Dipasquale si trattava più di un miracolo, ma l’ apporto di questo giovane colored alla causa di Cavasin (subentrato a De Biasi alla 24esima giornata) fu talmente impalpabile (si ricorda solo il rigore provocato nel finale del derby con l’ Atalanta) nelle 9 volte che mise piede in campo che i tifosi bresciani se ne dimenticarono immediatamente.

Le sue doti linguistiche, è un vero e proprio poliglotta visto che conosce ben 7 lingue diverse, sono sicuramente maggiori di quelle che aveva con i piedi (l’unico anno che l’ ha visto andare in doppia cifra è stato il 2009/10 con la maglia dello Zurigo) e forse è anche per questo che ad un certo punto ha deciso di abbandonare tutto, i sogni di una carriera ricca di gloria, soddisfazioni e anche di soldi, per cercare la fortuna spirituale ripercorrendo così le parole che l’ avevano accompagnato durante la sua vita: “Da solo puoi raggiungere molto. Ma una cosa è certa solo con Gesù Cristo potrai riuscirci realmente”.
Da Brescia se ne andò perche in serie B si giocava il sabato (per lui, come avventista, quel giorno è considerato sacro e non voleva scendere in campo), dall’ Europa forse perché non si sentiva abbastanza apprezzato per l’ apporto che dava sul rettangolo di gioco,  speriamo che nella sua nuova avventura possa finalmente raggiungere quello che il calcio probabilmente non gli ha mai regalato:  essere in pace con se stesso e avvicinarsi sempre più a Dio…contento lui…

venerdì 22 febbraio 2013

INNOCENT EMEGHARA: UN FENOMENO COMPARSO DAL NULLA



Eme…che? Si si proprio lui Emeghara, una delle sorprese più scintillanti di questo inverno italiano. Uno sconosciuto, arrivato nel campionato più bello e difficile del mondo (difficile senza dubbio per il bello la cosa è soggettiva) come un qualsiasi signor nessuno e riscopertosi subito campione (anche se è ancora presto per questi epiteti). Di solito si dice che nel mercato di gennaio, chiamato anche di riparazione, le piccole squadre, quelle con l’ acqua alla gola e che devono risalire la china in tutta fretta, acquistano o giocatori dal curriculum importante ma a fine carriera (i vari gordo Jardel in quel di Ancona e “O animal” Edmundo al Napoli sono tra gli esempi più azzeccati) o autentiche scommesse, la maggior parte delle volte perse (il danese Marc Nygaard al Brescia, l’ uruguagio Horacio Peralta del Cagliari o il greco Panagiotis Gonias del Messina chi se li ricorda?). Bè dal primo approccio si direbbe che questo piccolo, veloce e micidiale attaccante colored non faccia parte nè tanto meno della prima nè della seconda categoria sopra citate ma appartenga a quella fascia di calciatori, tipo il primo Maxi Lopez di Catania o il Cassano rinato alla Samp, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia delle rispettive società.

Nato a Lagos, in Nigeria, un paese distrutto e lacerato dalla guerra civile, il 27 maggio del 1989, ma cresciuto e trapiantato nella pacifica Svizzera (gli scherzi del destino…) e finalmente esploso nella piccola e tranquilla Siena dove sta bucando la rete avversaria quasi quanti sono i buchi su un pezzo di groviera.
Zurigo,Winterhtur, Grassophers nella Super League elvetica e il Lorient nella Ligue One francese le tappe di avvicinamento della “mosca atomica” (lo stesso sopranome dello juventino Giovinco) alla nostra serie A e finalmente all’ esordio, in quel Franchi che lo ha già eletto idolo indiscusso di una stagione assai complicata per la squadra bianconera. Nonostante alcune presenze (per lo più comparsate) con la nazionale elvetica, Innocent infatti ha preso la cittadinanza rosso crociata ed ha fatto tutta la trafila nelle rappresentative giovanili, di Ottmar Hitzfeld e la partecipazione alle Olimpiadi di Londra (3 presenze e un inutile rete contro la Korea) questo minuto attaccante di 170 centimetri era pressoché sconosciuto agli operatori del settore. Galeotto è stato un dvd finito sulla scrivania del direttore sportivo senese Luca Antonelli (già promosso a pieni voti dopo la cessione milionaria di Luis Neto) che, grazie anche al parere positivo dell’ allenatore Beppe Iachini, in quattro e quattr’otto ha permesso al giovane centravanti di coronare il proprio sogno.

Quattro reti in quattro partite, 7 punti portati in cascina grazie a queste reti (tra cui le splendide vittorie contro Inter e Lazio) e gli elogi di allenatore, tifosi e critica.
L’ ex mister di Brescia e Samp lo ha paragonato ad un misto tra il primo David Suazo e Pippo Inzaghi, lui invece si ispira al fenomeno Ronaldo, probabilmente non arriverà mai ai livelli dell’ asso brasiliano ma se continuerà a segnare con questa regolarità, primo il Siena potrebbe avere qualche reale speranza di salvarsi (nonostante i 6 punti di penalizzazione) secondo Innocent cambierà presto casacca indossandone una più prestigiosa ma assai più pesante….

martedì 8 gennaio 2013

L' angolo dei bidoni: Robert Jarni, il fantasma della Mole...



Robert Jarni, terzino sinistro classe 1968, non era proprio uno dei giocatori più scarsi approdati in riva al Po ma le tracce della sua unica stagione bianconera sono talmente impalpabili che ben pochi si ricordano del biondo di Cakovec.

Cresciuto nella squadra della sua città, il capoluogo della regione del Medimurje, a soli diciott’ anni si trasferì nel più prestigioso Hajduk Spalato dove iniziò un aspra rivalità con l’ acerrimo avversario, nonché grande e rispettato amico, Zvonomir Boban (pilastro della Dinamo Zagabria). Nel club più blasonato dell’ ex Jugoslavia (9 campionati e 9 coppe nazionali vinte) rimane per un lustro conquistando, insieme a compagni del calibro di Boksic e Slaven Bilic (ex Everton e West Ham), due coppe nazionali nel 1987 e nel 1991 prima del trasferimento nel nostro campionato.

I due amici-rivali Jarni-Boban arrivano contemporaneamente in Italia e questa volta entrambi con la stessa maglia sulle spalle: quella del Bari. La squadra del presidente Matarrese, nonostante il record di abbonati (22000) e una campagna acquisti sontuosa con gli arrivi anche di David Platt e Franck Farina, fatica a ingranare e neppure l’ arrivo in panchina del polacco Boniek riesce a salvare una barca già affondata. Il binomio croato non riesce quindi nell’ impresa di salvare il club dalla retrocessione e nella stagione successiva, mentre il genio Zvone si trasferisce nel Milan, il buon Jarni decide di rimanere in Puglia per tentare l’ immediata risalita in massima serie. La stagione ’92-’93 è però avara di soddisfazioni per i galletti (nonostante un duo d’ attacco composto da Igor Protti e dal Cobra Tovalieri)e la formazione guidata in panchina dall’ ex ct della nazionale brasiliana a Italia ’90 Sebastiāo Lazaroni termina il campionato in una mesta decima posizione. 
Robert Jarni disputa un buona stagione fatta di 28 presenze e 3 reti tanto che per l’ anno successivo viene ingaggiato dal Torino. Con i granata del trainer Emiliano Mondonico, di Andrea Silenzi (bomber stagionale con 17 reti), Enzo Francescoli e Benny Carbone conquista un buon ottavo posto in campionato, una cocente eliminazione nei quarti di Coppa delle Coppe contro l’ Arsenal (vincitore del torneo dopo aver sconfitto in finale il Parma di Nevio Scala) e una semifinale di Coppa Italia (eliminati dall’ Ancona).

Robert scende in campo per ventitre volte dimostrando una notevole sicurezza sulla fascia mancina prediligendo soprattutto la fase offensiva a compiti di copertura. La Juventus del nuovo corso di Marcello Lippi e guidata dietro la scrivania dalla famigerata triade Moggi-Giraudo-Bettega, avendo bisogno di un terzino di livello internazionale e che conoscesse già il nostro campionato (vista la tremenda malattia che aveva colpito il povero Andrea Fortunato) strappò il fluidificante croato, insieme al capitano granata Luca Fusi, dalle grinfie degli acerrimi rivali cittadini. La campagna acquisti fu sontuosa: arrivarono, oltre ai due torinisti, un centrocampista di qualità come il portoghese Paulo Sosa ed uno di quantità come Didier Deschamps e in difesa fu acquistato un mastino come Ciro Ferrara, un centrale che aveva conquistato tutto con il Napoli di Maradona. A far le valige furono invece Dino Baggio, che si vendicò regalando al Parma la Coppa Uefa con un suo gol decisivo, Andreas Moller e Julio Cesar invece finirono al Borussia Dortmund e regalarono ai loro vecchi tifosi un grandissimo dispiacere nella finale di Champions League ’97-’98.

La marcia degli uomini di Lippi risultò trionfale e dopo quasi un decennio arrivò lo scudetto numero 23. Jarni durante la stagione scende in campo 30 volte (15 in campionato, 9 in coppa Uefa e 6 in coppa Italia) segnando anche un gol decisivo in campionato contro il Genoa ma a causa delle sue spiccate doti offensive, la squadra era già abbastanza spregiudicata, spesso e volentieri gli viene preferito il modesto, ma più diligente, Alessandro Orlando arrivato in autunno dal Milan in uno scambio con Paolo Di Canio.

1949 minuti giocati, 1 gol, 1 espulsione (contro il Bari sua ex squadra) e 4 ammonizioni, questi i numeri in bianconero del croato nella sua unica stagione disputata sotto la mole. 

 Liquidato dalla dirigenza piemontese viene spedito nella penisola iberica dove gioca per tre anni consecutivi con il Betis Siviglia. Con i “Los Verderones” arriva, insieme ai connazionali Vidakovic e Bjelica, addirittura ad una finale di Coppa del Re dove però viene sconfitto dal Barcellona di Johan Cruijff. Nel 1998, dopo essere già stato ceduto in Inghilterra al Coventry, si toglie la più grande soddisfazione della carriera portando la sua nazionale, segna anche un gol decisivo nei quarti di finale contro la Germania, ad un eccezionale e sorprendente terzo posto nella Coppa del Mondo vinta poi dalla Francia di Zidane.

Con la maglia degli Sky Blues, il soprannome del Coventry, non scende mai in campo perché, forse folgorati dalle sue prestazioni al Mondiale francese, il Real Madrid lo acquista prima del termine del mercato. Con “Los Merengues” riesce anche a vincere una Coppa Intercontinentale contro i brasiliani del Vasco da Gama (nella sfida entra all’ ’89 minuto) arricchendo ulteriormente la sua personale bacheca. In campionato la squadra di Guus Hiddink, poi sostituito dal gallese John Toshack, arriva seconda alle spalle di uno stratosferico Barcellona  mentre nella Coppa Campioni esce malamente contro la Dinamo Kiev di un giovanissimo Shevchenko, Jarni non riesce a trovar spazio nell’ undici titolare, chiuso da un campione come Roberto Carlos e così dopo una sola stagione si conclude la parentesi madridista del croato.  
Nelle due annate successive va a svernare nelle splendide Canarie dove veste la divisa del Las Palmas. Con la squadra di Gran Canaria, club fondato nel 1949 dalla fusione di ben cinque squadre: Atletico Club, Club Vitoria, C.D. Gran Canaria, Arenas Club e Marino F.C., riesce a conquistare una storica promozione nella Liga dopo aver conquistato la Segunda Division grazie ai gol del pichichi Salillas arrivando poi ad una tranquilla salvezza la stagione seguente.

Nel 2001-02, l’ ultimo anno prima dell’ addio al calcio, si trasferisce nel non trascendentale campionato greco dove viene acquistato dal Panathinaikos (la squadra di punta della polisportiva che racchiude ben quindici discipline sportive, dalla pallacanestro allo sci nautico). L’ esperienza è tutt’altro che esaltante e nonostante una squadra con nomi altisonanti come quelli del connazionale Goran Vlaovic (ex Padova) e del portoghese Paulo Sosa, il campionato viene vinto dagli odiati rivali dell’ Olympiakos. Robert, tartassato da problemi fisici, scende in campo solamente cinque volte decidendo così, a soli 34 anni, di farla finita definitivamente con il calcio giocato.

L’ addio però è di brevissima durata ed infatti, pochi mesi dopo il suo annuncio, Jarni riprende a giocare. Questa volta non più a soccer ma opta per il meno impegnativo, a livello fisico, futsal. Il calcio a 5 gli da nuovi stimoli e per ben quattro stagioni diventa la bandiera del MNK Spalato, il più prestigioso club croato, conquistando ben tre campionati e quattro coppe nazionali.

Nell’ ottobre 2006 interrompe anche questa esperienza ed entra nei quadri dirigenziali della sua prima squadra di club, l’ Hajduk Spalato. La voglia di allenare per infondere nei più giovani la sua grande esperienza è troppa e nel novembre 2007 decide di diventare capo allenatore della squadra croata al posto di Sergije Kresic, suo ex mister ai tempi del Las Palmas, guidandola alla vana rincorsa di un inarrivabile Dinamo Zagabria.

Terminata non troppo positivamente la sua breve parentesi da allenatore dell’ Hajduk nel 2010-11 ritorna al timone di una squadra di club. Gli viene offerta la panchina della neopromossa NK Istra 1961 squadra di Pola. I risultati però non sono eccezionali e la squadra, retrocessa sul campo dopo un deludente penultimo posto, rimane in Prva Liga solamente perche a due delle neopromosse dalla seconda divisione viene negata l’ iscrizione al campionato.

Robert Jarni, purtroppo in Italia non è riuscito a sfondare ma ai posteri può raccontare un record difficilmente eguagliabile: quello di avere giocato con le divise di 3 nazionali differenti. Quella della Jugoslavia, indossata per 7 volte, quella della Croazia (di cui a lungo ha detenuto il record di presenze superato solo dal milanista Simic) e quella della nazionale di futsal croata con la quale ha partecipato alle qualificazioni per i Mondiali. Sia in campo che in panchina non è stato certamente un fuoriclasse ma almeno un recordman lo è…