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martedì 8 gennaio 2013

L' angolo dei bidoni: Robert Jarni, il fantasma della Mole...



Robert Jarni, terzino sinistro classe 1968, non era proprio uno dei giocatori più scarsi approdati in riva al Po ma le tracce della sua unica stagione bianconera sono talmente impalpabili che ben pochi si ricordano del biondo di Cakovec.

Cresciuto nella squadra della sua città, il capoluogo della regione del Medimurje, a soli diciott’ anni si trasferì nel più prestigioso Hajduk Spalato dove iniziò un aspra rivalità con l’ acerrimo avversario, nonché grande e rispettato amico, Zvonomir Boban (pilastro della Dinamo Zagabria). Nel club più blasonato dell’ ex Jugoslavia (9 campionati e 9 coppe nazionali vinte) rimane per un lustro conquistando, insieme a compagni del calibro di Boksic e Slaven Bilic (ex Everton e West Ham), due coppe nazionali nel 1987 e nel 1991 prima del trasferimento nel nostro campionato.

I due amici-rivali Jarni-Boban arrivano contemporaneamente in Italia e questa volta entrambi con la stessa maglia sulle spalle: quella del Bari. La squadra del presidente Matarrese, nonostante il record di abbonati (22000) e una campagna acquisti sontuosa con gli arrivi anche di David Platt e Franck Farina, fatica a ingranare e neppure l’ arrivo in panchina del polacco Boniek riesce a salvare una barca già affondata. Il binomio croato non riesce quindi nell’ impresa di salvare il club dalla retrocessione e nella stagione successiva, mentre il genio Zvone si trasferisce nel Milan, il buon Jarni decide di rimanere in Puglia per tentare l’ immediata risalita in massima serie. La stagione ’92-’93 è però avara di soddisfazioni per i galletti (nonostante un duo d’ attacco composto da Igor Protti e dal Cobra Tovalieri)e la formazione guidata in panchina dall’ ex ct della nazionale brasiliana a Italia ’90 Sebastiāo Lazaroni termina il campionato in una mesta decima posizione. 
Robert Jarni disputa un buona stagione fatta di 28 presenze e 3 reti tanto che per l’ anno successivo viene ingaggiato dal Torino. Con i granata del trainer Emiliano Mondonico, di Andrea Silenzi (bomber stagionale con 17 reti), Enzo Francescoli e Benny Carbone conquista un buon ottavo posto in campionato, una cocente eliminazione nei quarti di Coppa delle Coppe contro l’ Arsenal (vincitore del torneo dopo aver sconfitto in finale il Parma di Nevio Scala) e una semifinale di Coppa Italia (eliminati dall’ Ancona).

Robert scende in campo per ventitre volte dimostrando una notevole sicurezza sulla fascia mancina prediligendo soprattutto la fase offensiva a compiti di copertura. La Juventus del nuovo corso di Marcello Lippi e guidata dietro la scrivania dalla famigerata triade Moggi-Giraudo-Bettega, avendo bisogno di un terzino di livello internazionale e che conoscesse già il nostro campionato (vista la tremenda malattia che aveva colpito il povero Andrea Fortunato) strappò il fluidificante croato, insieme al capitano granata Luca Fusi, dalle grinfie degli acerrimi rivali cittadini. La campagna acquisti fu sontuosa: arrivarono, oltre ai due torinisti, un centrocampista di qualità come il portoghese Paulo Sosa ed uno di quantità come Didier Deschamps e in difesa fu acquistato un mastino come Ciro Ferrara, un centrale che aveva conquistato tutto con il Napoli di Maradona. A far le valige furono invece Dino Baggio, che si vendicò regalando al Parma la Coppa Uefa con un suo gol decisivo, Andreas Moller e Julio Cesar invece finirono al Borussia Dortmund e regalarono ai loro vecchi tifosi un grandissimo dispiacere nella finale di Champions League ’97-’98.

La marcia degli uomini di Lippi risultò trionfale e dopo quasi un decennio arrivò lo scudetto numero 23. Jarni durante la stagione scende in campo 30 volte (15 in campionato, 9 in coppa Uefa e 6 in coppa Italia) segnando anche un gol decisivo in campionato contro il Genoa ma a causa delle sue spiccate doti offensive, la squadra era già abbastanza spregiudicata, spesso e volentieri gli viene preferito il modesto, ma più diligente, Alessandro Orlando arrivato in autunno dal Milan in uno scambio con Paolo Di Canio.

1949 minuti giocati, 1 gol, 1 espulsione (contro il Bari sua ex squadra) e 4 ammonizioni, questi i numeri in bianconero del croato nella sua unica stagione disputata sotto la mole. 

 Liquidato dalla dirigenza piemontese viene spedito nella penisola iberica dove gioca per tre anni consecutivi con il Betis Siviglia. Con i “Los Verderones” arriva, insieme ai connazionali Vidakovic e Bjelica, addirittura ad una finale di Coppa del Re dove però viene sconfitto dal Barcellona di Johan Cruijff. Nel 1998, dopo essere già stato ceduto in Inghilterra al Coventry, si toglie la più grande soddisfazione della carriera portando la sua nazionale, segna anche un gol decisivo nei quarti di finale contro la Germania, ad un eccezionale e sorprendente terzo posto nella Coppa del Mondo vinta poi dalla Francia di Zidane.

Con la maglia degli Sky Blues, il soprannome del Coventry, non scende mai in campo perché, forse folgorati dalle sue prestazioni al Mondiale francese, il Real Madrid lo acquista prima del termine del mercato. Con “Los Merengues” riesce anche a vincere una Coppa Intercontinentale contro i brasiliani del Vasco da Gama (nella sfida entra all’ ’89 minuto) arricchendo ulteriormente la sua personale bacheca. In campionato la squadra di Guus Hiddink, poi sostituito dal gallese John Toshack, arriva seconda alle spalle di uno stratosferico Barcellona  mentre nella Coppa Campioni esce malamente contro la Dinamo Kiev di un giovanissimo Shevchenko, Jarni non riesce a trovar spazio nell’ undici titolare, chiuso da un campione come Roberto Carlos e così dopo una sola stagione si conclude la parentesi madridista del croato.  
Nelle due annate successive va a svernare nelle splendide Canarie dove veste la divisa del Las Palmas. Con la squadra di Gran Canaria, club fondato nel 1949 dalla fusione di ben cinque squadre: Atletico Club, Club Vitoria, C.D. Gran Canaria, Arenas Club e Marino F.C., riesce a conquistare una storica promozione nella Liga dopo aver conquistato la Segunda Division grazie ai gol del pichichi Salillas arrivando poi ad una tranquilla salvezza la stagione seguente.

Nel 2001-02, l’ ultimo anno prima dell’ addio al calcio, si trasferisce nel non trascendentale campionato greco dove viene acquistato dal Panathinaikos (la squadra di punta della polisportiva che racchiude ben quindici discipline sportive, dalla pallacanestro allo sci nautico). L’ esperienza è tutt’altro che esaltante e nonostante una squadra con nomi altisonanti come quelli del connazionale Goran Vlaovic (ex Padova) e del portoghese Paulo Sosa, il campionato viene vinto dagli odiati rivali dell’ Olympiakos. Robert, tartassato da problemi fisici, scende in campo solamente cinque volte decidendo così, a soli 34 anni, di farla finita definitivamente con il calcio giocato.

L’ addio però è di brevissima durata ed infatti, pochi mesi dopo il suo annuncio, Jarni riprende a giocare. Questa volta non più a soccer ma opta per il meno impegnativo, a livello fisico, futsal. Il calcio a 5 gli da nuovi stimoli e per ben quattro stagioni diventa la bandiera del MNK Spalato, il più prestigioso club croato, conquistando ben tre campionati e quattro coppe nazionali.

Nell’ ottobre 2006 interrompe anche questa esperienza ed entra nei quadri dirigenziali della sua prima squadra di club, l’ Hajduk Spalato. La voglia di allenare per infondere nei più giovani la sua grande esperienza è troppa e nel novembre 2007 decide di diventare capo allenatore della squadra croata al posto di Sergije Kresic, suo ex mister ai tempi del Las Palmas, guidandola alla vana rincorsa di un inarrivabile Dinamo Zagabria.

Terminata non troppo positivamente la sua breve parentesi da allenatore dell’ Hajduk nel 2010-11 ritorna al timone di una squadra di club. Gli viene offerta la panchina della neopromossa NK Istra 1961 squadra di Pola. I risultati però non sono eccezionali e la squadra, retrocessa sul campo dopo un deludente penultimo posto, rimane in Prva Liga solamente perche a due delle neopromosse dalla seconda divisione viene negata l’ iscrizione al campionato.

Robert Jarni, purtroppo in Italia non è riuscito a sfondare ma ai posteri può raccontare un record difficilmente eguagliabile: quello di avere giocato con le divise di 3 nazionali differenti. Quella della Jugoslavia, indossata per 7 volte, quella della Croazia (di cui a lungo ha detenuto il record di presenze superato solo dal milanista Simic) e quella della nazionale di futsal croata con la quale ha partecipato alle qualificazioni per i Mondiali. Sia in campo che in panchina non è stato certamente un fuoriclasse ma almeno un recordman lo è…