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venerdì 18 febbraio 2011

Ritratti storici: Ian Rush...un bomber dalle polveri bagnate...


Ian James Rush nasce il 20 ottobre del 1961 a Saint Asaph, paesino di 4000 anime sul fiume Elwy nella contea del Denbigshire in Galles. Proviene da una famiglia numerosa, il padre Francis (operaio alle acciaierie ‘Shotton’) e la madre Doris infatti ‘regalano’ ben nove tra fratelli (5) e sorelle (4) al giovane Ian, dove capeggiavano il culto della tradizione e del rispetto per il prossimo. Dalla sua autobiografia si evince che a cinque anni fu colpito da una forma di meningite che lo costrinse per qualche giorno al coma. Dopo la completa guarigione Ian trascorse un infanzia movimentata, trascorrendo perfino una nottata in prigione:”Con una gang una sera abbiamo rubato in un emporio alcuni distintivi da infilare nell’ occhiello del cappotto. Una bravata. Ci presero. Finii in tribunale, provai un senso di disgusto, ero minorenne e fui rilasciato. Mi dettero due anni con la condizionale. È stata per me una lezione molto salutare”  Da Flint, il paese in cui ha vissuto fin da ragazzo,sempre nel Galles del nord, si trasferì a Chester, cittadina dell’ Inghilterra  confinante proprio con la sua natia terra, dove mosse i primi passi con il pallone tra i piedi.  Con la squadra bianco-blu che gioca le sue partite interne al Deva Stadium rimane fino al 1980, anno nel quale viene acquistato, seppur giovanissimo, per circa 300 mila sterline dal blasonato Liverpool. Con i mitici “Reds” conquisterà qualcosa come 19 trofei in 15 anni. Con la squadre inglese ha vinto infatti ben due coppe dei campioni: la prima nel 1981 contro il Real Madrid di Del Bosque e Camacho al Parco dei Princi di Parigi e la seconda ai rigori contro la Roma. Di quella formazione facevano parte grandi campioni come l’ irlandese Ronnie Whelan (15 stagioni consecutive ad Anfield), lo scozzese Kennie Dalglish (dal 1977 al 1990 con i Reds prima da giocatore e poi come allenatore) e il pittoresco portiere dello Zimbabwe Bruce Grobbelaar (diventato famoso per il balletto lungo la linea di porta che portò agli errori di Bruno Conti e di Ciccio Graziani ed al conseguente trionfo del Liverpool), 5 Premier League, 3 Coppe d’ Inghilterra, 5 coppe di Lega e 4 Supercoppe.  Dopo 7 anni di trionfi, 205 reti in 330 presenze fra campionato e coppe:  la prima contro i finlandesi del Pollosura e  l’ ultima contro il Chelsea e una scarpa d’ oro nell’ ’84, Rush saluta Liverpool e si trasferisce, nella stagione ’87-’88, alla Juventus per l’ esorbitante cifra di 7 miliardi di lire. A Ian l’ Italia piace e alla sua presentazione promette grandi cose: “La Juventus rappresenta un grosso obbiettivo, poiché come il Liverpool vuol dire serietà e stile, successo e tradizione; e siccome so che i tifosi bianconeri ci tengono a vincere una seconda Coppa dei Campioni , farò il possibile per ragalargliene una. Mi auguro che la Juventus, nel 1990, mi rinnovi il contratto per altri due-tre anni. Mi spiace molto che Platini abbia lasciato il calcio, chissà quanti assist avrebbe preparato per me!!!”. “Ho conosciuto l’ avvocato Gianni Agnelli e Giampiero Boniperti, sono dirigenti davvero eccezionali. Il presidente ha sempre voglia di vincere. Non potevo avere stimolo migliore. Come ricompensarli??? Con la musica, sempre gradevole, dei goals” .
Goals che per la verità saranno pochini. L’ attaccante che oltremanica tutti conoscevano per il suo impetuoso fiuto del gol, per la straordinaria scelta di tempo, per il dirompente gioco di testa e per lo scatto bruciante arrivato nel Bel Paese smarrì tutta la sua verve realizzativa. Complice una Vecchia Signora totalmente restaurata rispetto al deludente campionato precedente e quindi con seri problemi di amalgama, ed  aggiunto anche il suo  problematico ambientamento (si dice che fosse un assiduo frequentatore dei pub della città del gianduiotto) si fa presto a capire il perché di un annata alquanto deludente.
Il ”bomber con i baffi” in 40 presenze con la maglia bianconera (3577 i minuti giocati) realizzò la miseria di 13 reti (una ogni 277 minuti!!!). Il suo esordio ufficiale avvenne in Coppa Italia contro il Lecce il 23 agosto dell’ 88 mentre la prima marcatura fu realizzata nel sedicesimi di finale della Coppa Uefa contro i maltesi de La Valletta.  In campionato segnò le sue prime reti il 27 settembre contro il Pescara (la sua vittima designata con 7 gol tra campionato e Coppa Italia) andando poi a segno solamente in altre 5 occasioni. L’ unica rete decisiva, ma di una importanza capitale, la realizzò nel derby del 1 maggio consentendo così alla sua squadra di battere gli ‘odiati cugini’ e di permettere così ai bianconeri di giocarsi il sesto posto, l’ ultimo valevole per l’ ammissione alla coppa Uefa, nello spareggio fratricida del 23 giugno. Quella partita fu proprio l’ ultima  giocata da Rush con i colori della Juventus, infatti,  dopo aver realizzato il rigore decisivo che permise ai suoi di battere il Torino di Gigi Radice, non tornò mai più in Italia lasciando nei cuori dei tifosi italiani non certo un ricordo esaltante della sua breve ma intensa  esperienza nel nostro campionato.
(Rush con la sua migliore amica: una bottiglia di birra)
 La saudade della nebbiosa e grigia Liverpool era troppo forte e i Reds si ripresero a braccia aperte il loro bomber. Rimase nel Merseyride per altre otto stagioni diventando il terzo goleador nella storia della squadra  dopo Roger Hunt (negli anni ’60) e Gordon Hodgson (anni ’30) e lasciando un ricordo indelebile della sua lunghissima permanenza nella città dei Beatles.
Le ultime tappe della sua carriera: Leeds, Newcastle, Sheffild United, Wrexam e Sydney Olympic  non rimarranno negli annali del calcio e così nel 2000, all’ età di 39 anni, Ian decise di appendere le scarpette al chiodo. Chiuso con il calcio giocato, ha accumulato anche 73 presenze condite da 28 reti con la nazionale gallese,  è tornato, nella stagione 2002-03, proprio al Liverpool come preparatore degli attaccanti accanto a mister Houllier. Nel 2004-05 ha intrapreso la carriera di manager  nella prima squadra che lo aveva cresciuto calcisticamente. Con il Chester City, nell’ equivalente della nostra Lega Pro Seconda Divisione, l’ avventura è durata una sola stagione ed ora Rush divide il suo tempo tra il ruolo di commentatore tecnico per Sky Sport e quello di ‘elite performance director’ della Wels Football Trust, la lega gallese di sviluppo dei giovani atleti.
“Dio salva, ma Rush ribadisce in rete” è una scritta a lettere cubitali che si staglia su un muro di Liverpool. In realtà in Italia di portieri e difensori ne salvò molti…
 

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