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martedì 11 dicembre 2012

L' ANGOLO DEI BIDONI: ZORAN BAN, IL SOSIA SBIADITO DI BOKSIC


Ban in una rara immagine in bianconero

Croato di Fiume, classe 1973, esplode precocemente con il club della sua città natale: l’ Hrvatski Nogometni Klub Rijeka squadra che militava nell’ allora Prva Hnl o T-com League (il campionato croato). Dopo tre stagioni con i colori bianco azzurri, anni nei quali diventa un idolo de l’ “Armada” cioè il gruppo ultras che gremisce le tribune dello stadio Kantrida nel quartiere di Borgomarina, viene acquistato a sorpresa dalla Juventus. Scoperto da Franco Landri, ex arcigno difensore di Milan e Palermo nativo di Gorizia, durante un derby contro la Dinamo Zagabria nel quale realizzò una doppietta decisiva, fu letteralmente scippato alla corte serrata dell’ Atletico Madrid e così a soli diciannove anni venne catapultato nel regno sabaudo.
A Torino gli fu data una casa in centro e una fiat cinquecento e per lui, scappato da un paese dilaniato da una guerra interna fratricida, poter uscire con la fidanzata per andare al cinema e girare liberamente per le vie della città equivaleva a toccare il cielo con un dito.  
Il cielo però probabilmente era troppo lontano e i suoi sogni di gloria svaniscono in brevissimo tempo. Arrivato con la nomea di essere il sosia di Alain Boksic, che all’ epoca segnava gol a grappoli nell’ Olympique Marsiglia, con il possente centravanti croato aveva in comune solo la nazionalità e il colore dei capelli. Giovanni Trapattoni, alla sua ultima stagione con la compagine bianconera, capisce subito gli enormi limiti del gigante di Fiume e lo manda in campo in campionato solo due volte (contro Lecce e Genoa). Se aggiungiamo a questi due scampoli di gara una presenza in Coppa Italia contro il Venezia e tre in Uefa (contro Lokomotiv Mosca, Kongsvinger e Cagliari) terminiamo la breve ma intensa parentesi bianconera nella storia calcistica del povero 
Zoran.
Boksic, idolo del povero Zoran
Finiscono cosi, a soli vent’anni, le prospettive di una carriera di vertice ma non quelle di una lunga e, a suo modo, brillante vita calcistica. Nel 1994-95 veste il bianco blu del Club De Futebol Os Belanenses la terza squadra della capitale lusitana. A Lisbona rimane una sola stagione e il pubblico dell’ “Estadio de Restelo” lo vede gonfiare la rete avversaria in due sole occasioni (in nove presenze totali).
Nonostante questa sua apatia al gol viene acquistato, per l’anno successivo, dal ben più prestigioso Boavista (l’ unica squadra, nel 2000-01, capace di conquistare la Primeira Liga spezzando cosi il lunghissimo triunvirato di Benfica, Sporting e Porto). Con la polisportiva di Oporto (seconda città del Portogallo per importanza), compagine fondata nel 1903  e comprendente svariati sport tra cui la ginnastica, il ciclismo, la pallavolo e gli scacchi, segna quattro reti in sedici presenze. L’ amore con le “pantere” (il soprannome della formazione della capitale del nord) però ha vita breve e il richiamo per la nostra patria è troppo forte. Nel 1996-97 decide infatti di accettare la corte del Pescara e scender così in Serie B. Anche in riva all’ Adriatico le soddisfazioni sono ben poche e l’ allenatore Delio Rossi non lo considera affatto. Con la maglia dei delfini scende in campo solo nove volte segnando un inutile rete nell’ ultima giornata di campionato contro il Padova. Sfruttando il famoso detto si chiude una porta si apre un portone, per Zoran inizia una nuova e proficua carriera nella non trascendentale Jupiler League. In Belgio rimane infatti ben sette anni (con tre maglia diverse) e conquista qui anche il suo unico trofeo.
Ban con la maglia del Mons
Nelle prime due stagioni gioca con il Royal Excelsior Mouscron, squadra neo promossa nella massima categoria belga. Nella squadra, nata nel 1964 dalla fusione tra lo Stade Mouscron e l’ A.R.A. Mouscron, della città della Vallonia si comporta egregiamente siglando ben 20 reti in 40 presenze formando un invidiabile tandem d’ attacco con il congolese Mbo Jerome Mpenza e prendendo, nel cuore dei tifosi e in campo, il posto di Emile Mpenza, il fratello più giovane che si era trasferito al ben più prestigioso Standard  Liegi.
Nel 1999 abbandona Les Frontaliers (i confinanti) per vestire la casacca del sorprendente Genk. Il Koninklijke Racing Club Genk infatti aveva appena conquistato il titolo belga davanti al Brugge e all’ Anderlecht appena due anni dopo essere stato promosso dalla Tweede klasse (la nostra serie B) e avrebbe anche disputato i preliminari di Champions League.
L’ avventura nella massima competizione europea ebbe però vita breve perché la squadra delle fiandre venne eliminata immediatamente al primo turno preliminare dai non irresistibili sloveni del Maribor (che poi terminarono ultimi il loro girone) ma la stagione per Marc Hendrikx e compagni non si rivelò avara di successi. Nonostante un deludente ottavo posto in campionato Zoran Ban trascinò la squadra alla conquista della coppa Nazionale con una splendida prestazione nella finale vinta per 4 a 1 contro gli acerrimi rivali dello Standard. Il croato rimane in bianco blu ancora un'altra stagione dove gioca insieme a Zokora, nazionale ivoriano ex Siviglia, a Joey Guõjonsson, islandese ex di Betis e Aston Villa, e al brasiliano Ivan De Camargo. La squadra però non decolla e arriva solo un undicesimo posto in campionato che costringe il buon Ban a preparare le valige (11 reti in 36 gare complessive) per far ritorno nella cara e vecchia Mouscron. 
Beloufa, compagno al Mousrcon ed ex metera del Milan
Nella squadra che ne aveva visto la rinascita calcistica rimane per altri due anni facendo anche in tempo a giocare con una meteora milanista: il difensore franco-algerino Samir Beloufa e a segnare ancora una decina di reti. Nel 2003-04 si trasferisce, ultima tappa del suo tour nelle fiandre, al Royal Albert-Elizabeth Club de Mons, club dell’ omonima cittadina capoluogo dell’ Hainault. Con la maglia dei dragoni scende sul rettangolo verde per venti volte andando a segno in cinque occasioni e dividendo lo spogliatoio con un buon nucleo di italiani andati a svernare nella Jupiler League: Alberto Malusci, Roberto Mirri e Alessio Scarchilli.
La nostalgia per il primo amore, l’ Italia, è però troppo forte e Zoran decide di concludere la sua ultra decennale carriera da professionista nei nostri campionati, una conclusione in verità non troppo felice. Nel 2004-05 viene infatti ingaggiato dal Foggia, appena rinato, dopo il fallimento, per merito del presidente Giuseppe Cocciamiglio, per disputare l’ allora serie C1. I suoi compagni d’ attacco erano due vecchie volpi come l’ ex Milan Giovanni Stroppa e il brasiliano naturalizzato belga Lulù Oliveira ma lui, come per uno strano segno del destino, torna quel lento e impacciato centravanti che i tifosi italiani avevano imparato a conoscere a Torino e Pescara. Il principe Giannini, allenatore dei rosso-neri, lo utilizza col contagocce e così Ban disputa soltanto cinque gare (con due reti realizzate) prima di dire definitivamente addio al calcio giocato.
Conosciuto più per la sua somiglianza con il grande Boksic che per le sue abilità calcistiche, come il connazionale era grande e grosso, una corsa esplosiva e un viso intagliato nel legno. L’ espressione  sempre  identica e i tratti scolpiti con l’ ascia, purtroppo con l’ ascia gli avevano fatto anche i piedi che parevano quello del buon Pinocchio…    

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