Robert Jarni, terzino sinistro classe 1968, non era proprio
uno dei giocatori più scarsi approdati in riva al Po ma le tracce della sua
unica stagione bianconera sono talmente impalpabili che ben pochi si ricordano
del biondo di Cakovec.
Cresciuto nella squadra della sua città, il capoluogo della
regione del Medimurje, a soli diciott’ anni si trasferì nel più prestigioso
Hajduk Spalato dove iniziò un aspra rivalità con l’ acerrimo avversario, nonché grande
e rispettato amico, Zvonomir Boban (pilastro della Dinamo Zagabria). Nel club
più blasonato dell’ ex Jugoslavia (9 campionati e 9 coppe nazionali vinte)
rimane per un lustro conquistando, insieme a compagni del calibro di Boksic e
Slaven Bilic (ex Everton e West Ham), due coppe nazionali nel 1987 e nel 1991
prima del trasferimento nel nostro campionato.
I due amici-rivali Jarni-Boban arrivano contemporaneamente in
Italia e questa volta entrambi con la stessa maglia sulle spalle: quella del
Bari. La squadra del presidente Matarrese, nonostante il record di abbonati
(22000) e una campagna acquisti sontuosa con gli arrivi anche di David Platt e
Franck Farina, fatica a ingranare e neppure l’ arrivo in panchina del polacco
Boniek riesce a salvare una barca già affondata. Il binomio croato non riesce quindi
nell’ impresa di salvare il club dalla retrocessione e nella stagione
successiva, mentre il genio Zvone si trasferisce nel Milan, il buon Jarni
decide di rimanere in Puglia per tentare l’ immediata risalita in massima
serie. La stagione ’92-’93 è però avara di soddisfazioni per i galletti (nonostante
un duo d’ attacco composto da Igor Protti e dal Cobra Tovalieri)e la formazione
guidata in panchina dall’ ex ct della nazionale brasiliana a Italia ’90
Sebastiāo Lazaroni termina il campionato in una mesta decima posizione.
Robert Jarni disputa un buona stagione fatta di 28 presenze e
3 reti tanto che per l’ anno successivo viene ingaggiato dal Torino. Con i
granata del trainer Emiliano Mondonico, di Andrea Silenzi (bomber stagionale
con 17 reti), Enzo Francescoli e Benny Carbone conquista un buon ottavo posto
in campionato, una cocente eliminazione nei quarti di Coppa delle Coppe contro
l’ Arsenal (vincitore del torneo dopo aver sconfitto in finale il Parma di
Nevio Scala) e una semifinale di Coppa Italia (eliminati dall’ Ancona).
Robert scende in campo per ventitre volte dimostrando una
notevole sicurezza sulla fascia mancina prediligendo soprattutto la fase
offensiva a compiti di copertura. La Juventus del nuovo corso di Marcello Lippi
e guidata dietro la scrivania dalla famigerata triade Moggi-Giraudo-Bettega,
avendo bisogno di un terzino di livello internazionale e che conoscesse già il
nostro campionato (vista la tremenda malattia che aveva colpito il povero
Andrea Fortunato) strappò il fluidificante croato, insieme al capitano granata
Luca Fusi, dalle grinfie degli acerrimi rivali cittadini. La campagna acquisti
fu sontuosa: arrivarono, oltre ai due torinisti, un centrocampista di qualità
come il portoghese Paulo Sosa ed uno di quantità come Didier Deschamps e in
difesa fu acquistato un mastino come Ciro Ferrara, un centrale che aveva
conquistato tutto con il Napoli di Maradona. A far le valige furono invece Dino
Baggio, che si vendicò regalando al Parma la Coppa Uefa con un suo gol
decisivo, Andreas Moller e Julio Cesar invece finirono al Borussia Dortmund e
regalarono ai loro vecchi tifosi un grandissimo dispiacere nella finale di
Champions League ’97-’98.
La marcia degli uomini di Lippi risultò trionfale e dopo
quasi un decennio arrivò lo scudetto numero 23. Jarni durante la stagione
scende in campo 30 volte (15 in campionato, 9 in coppa Uefa e 6 in coppa
Italia) segnando anche un gol decisivo in campionato contro il Genoa ma a causa
delle sue spiccate doti offensive, la squadra era già abbastanza spregiudicata,
spesso e volentieri gli viene preferito il modesto, ma più diligente,
Alessandro Orlando arrivato in autunno dal Milan in uno scambio con Paolo Di
Canio.
1949 minuti giocati, 1 gol, 1 espulsione (contro il Bari sua
ex squadra) e 4 ammonizioni, questi i numeri in bianconero del croato nella
sua unica stagione disputata sotto la mole.
Liquidato dalla dirigenza
piemontese viene spedito nella penisola iberica dove gioca per tre anni
consecutivi con il Betis Siviglia. Con i “Los Verderones” arriva, insieme ai
connazionali Vidakovic e Bjelica, addirittura ad una finale di Coppa del Re
dove però viene sconfitto dal Barcellona di Johan Cruijff. Nel 1998, dopo
essere già stato ceduto in Inghilterra al Coventry, si toglie la più grande
soddisfazione della carriera portando la sua nazionale, segna anche un gol
decisivo nei quarti di finale contro la Germania, ad un eccezionale e
sorprendente terzo posto nella Coppa del Mondo vinta poi dalla Francia di
Zidane.
Con la maglia degli Sky Blues, il soprannome del Coventry,
non scende mai in campo perché, forse folgorati dalle sue prestazioni al
Mondiale francese, il Real Madrid lo acquista prima del termine del mercato.
Con “Los Merengues” riesce anche a vincere una Coppa Intercontinentale contro i
brasiliani del Vasco da Gama (nella sfida entra all’ ’89 minuto) arricchendo
ulteriormente la sua personale bacheca. In campionato la squadra di Guus
Hiddink, poi sostituito dal gallese John Toshack, arriva seconda alle spalle di
uno stratosferico Barcellona mentre
nella Coppa Campioni esce malamente contro la Dinamo Kiev di un giovanissimo
Shevchenko, Jarni non riesce a trovar spazio nell’ undici titolare, chiuso da
un campione come Roberto Carlos e così dopo una sola stagione si conclude la
parentesi madridista del croato.
Nelle due annate successive va a svernare nelle splendide
Canarie dove veste la divisa del Las Palmas. Con la squadra di Gran Canaria,
club fondato nel 1949 dalla fusione di ben cinque squadre: Atletico Club, Club
Vitoria, C.D. Gran Canaria, Arenas Club e Marino F.C., riesce a conquistare una
storica promozione nella Liga dopo aver conquistato la Segunda Division grazie
ai gol del pichichi Salillas arrivando poi ad una tranquilla salvezza la
stagione seguente.
Nel 2001-02, l’ ultimo anno prima dell’ addio al calcio, si
trasferisce nel non trascendentale campionato greco dove viene acquistato dal
Panathinaikos (la squadra di punta della polisportiva che racchiude ben
quindici discipline sportive, dalla pallacanestro allo sci nautico). L’
esperienza è tutt’altro che esaltante e nonostante una squadra con nomi
altisonanti come quelli del connazionale Goran Vlaovic (ex Padova) e del
portoghese Paulo Sosa, il campionato viene vinto dagli odiati rivali dell’
Olympiakos. Robert, tartassato da problemi fisici, scende in campo solamente cinque
volte decidendo così, a soli 34 anni, di farla finita definitivamente con il
calcio giocato.
L’ addio però è di brevissima durata ed infatti, pochi mesi
dopo il suo annuncio, Jarni riprende a giocare. Questa volta non più a soccer
ma opta per il meno impegnativo, a livello fisico, futsal. Il calcio a 5 gli da
nuovi stimoli e per ben quattro stagioni diventa la bandiera del MNK Spalato,
il più prestigioso club croato, conquistando ben tre campionati e quattro coppe
nazionali.
Nell’ ottobre 2006 interrompe anche questa esperienza ed
entra nei quadri dirigenziali della sua prima squadra di club, l’ Hajduk
Spalato. La voglia di allenare per infondere nei più giovani la sua grande
esperienza è troppa e nel novembre 2007 decide di diventare capo allenatore
della squadra croata al posto di Sergije Kresic, suo ex mister ai tempi del Las
Palmas, guidandola alla vana rincorsa di un inarrivabile Dinamo Zagabria.
Terminata non troppo positivamente la sua breve parentesi da
allenatore dell’ Hajduk nel 2010-11 ritorna al timone di una squadra di club.
Gli viene offerta la panchina della neopromossa NK Istra 1961 squadra di Pola.
I risultati però non sono eccezionali e la squadra, retrocessa sul campo dopo
un deludente penultimo posto, rimane in Prva Liga solamente perche a due delle
neopromosse dalla seconda divisione viene negata l’ iscrizione al campionato.
Robert Jarni, purtroppo in Italia non è riuscito a sfondare
ma ai posteri può raccontare un record difficilmente eguagliabile: quello di
avere giocato con le divise di 3 nazionali differenti. Quella della Jugoslavia,
indossata per 7 volte, quella della Croazia (di cui a lungo ha detenuto il
record di presenze superato solo dal milanista Simic) e quella della nazionale
di futsal croata con la quale ha partecipato alle qualificazioni per i
Mondiali. Sia in campo che in panchina non è stato certamente un fuoriclasse ma
almeno un recordman lo è…